Vitelli (Azimut Benetti) auspica la diffusione verso il basso della tecnologia per abbattere le emissioni
La presidente del gruppo di Avigliana (Torino) parla delle sfide tecnologiche per ridurre i consumi anche nelle imbarcazioni seriali e dalle dimensioni più piccole
Milano – Giovanna Vitelli, presidente di Azimut Benetti, ha vinto la XXVII edizione del premio EY L’imprenditore dell’anno e in occasione della premiazione che si è svolta nella sede di Borsa Italiana a Palazzo Mezzanotte ha ribadito a SUPER YACHT 24 la sua visione su innovazione e sostenibilità del Gruppo e sulle sfide del futuro che prevedono di allargare la base verso le imbarcazioni di serie, non solo sui superyacht.
“Sono contenta per l’azienda e in particolare per le nostre persone. Anche dal punto di vista personale il premio ha un grande significato, ho preso il testimone di questa bella azienda da cotanto padre che, possiamo ricordarlo, è il più grande innovatore della nautica degli ultimi 50 anni. È quindi una responsabilità e un onore e sto cercando di tracciare la continuità nelle linee guida che ci ha lasciato e che in fondo risiedono nel concetto di innovare, fare le cose diversamente e fare in modo che la barca sia espressione di una storia sempre nuova, di un annusare e anticipare cosa vuole oggi il nuovo consumatore. Siamo in un’epoca di transizione e grandi cambiamenti, vedo un progressivo cambio generazionale e quindi evolvono anche le barche, rimaste per tante decadi sempre un po’ uguali a sé stesse. Abbiamo dato il nostro piccolo contributo per cambiare il paradigma dello spazio a bordo, del modo di viverle e lo abbiamo fatto con tutta le difficoltà che sappiamo esserci nel nostro come in altri settori e con un grande impegno nel cercare di ridurre consumi ed emissioni”.
Che significato ha essere qui nel tempio della finanza?
“È un riconoscimento istituzionale e non essendo noi parte di questo club delle società quotate in fondo ci premia per la sostanza, non solo per appartenere a un certo mondo”.
Lei ha vinto anche “per aver ispirato cambiamenti tecnologici e progetti incentrati sulla sostenibilità”. Su quale di questi aspetti avete spinto di più?
“Il tema centrale è aver portato avanti, contemporaneamente ad un reparto R&D che guarda lontano, le migliori soluzioni possibili per fare la differenza già oggi nella riduzione delle emissioni. Parliamo del 20 o 30 per cento, con la serie Seadeck contiamo di arrivare addirittura al 40 per cento di riduzione nell’utilizzo medio, iniziano a essere risultati concreti e, aspetto più importante, sono tangibili. Abbiamo già delle barche in acqua, oggi, lo ribadisco, che iniziano a far sentire questa sfida”.
E la sfida per il futuro?
“Allargare questa base, far sì che queste soluzioni tecnologiche siano sempre più diffuse e in modo scalabile, quindi su tante unità. La sfida è farlo non solo nei grandi Benetti, ma anche nelle barche più seriali, quindi modelli più piccoli e cercare di fare tanti volumi e non solo poche barche per pochi fortunati. E contemporaneamente provare a oggettivizzare queste misurazioni, credo molto nel tentativo di avere degli indici di misura, dei soggetti terzi che certificano i consumi per dare anche a questo settore una professionalità riconoscibile dall’esterno. Quando compriamo una lavatrice capiamo subito il grado di efficienza energetica, dovremmo andare anche noi verso questa immediata riconoscibilità del risultato per il consumatore. Sosteniamo quindi gli indici e in particolare il Sea Index, ci siamo concentrati ancor di più sul mondo delle barche piccole perché si possa iniziare a parlare di questi temi. Abbiamo iniziato a far certificare i consumi dal Lloyd’s Register con il quale abbiamo elaborato un protocollo per mettere a punto dei test che tengano conto di vari parametri e siano quindi comparabili. L’obiettivo è mostrare questi dati e sviluppare una consuetudine nel pubblicarli, compararli per generare una buona best practice”.
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