Ecco le principali sfide della filiera di Confindustria Nautica
Opportunità lavorative offerte dalla costruzione dei grandi yacht, valore sociale dei piccoli natanti, settore degli accessori e attività turistiche legate alla nautica sono stati i temi al centro di un convegno a Viareggio
Gli stati generali della nautica si sono riuniti a Viareggio nel convegno organizzato all’interno di Satec 2022 di Confindustria Nautica, per fare il punto su sfide e opportunità del comparto in tutti i suoi segmenti.
I relatori, una dozzina fra vertici, esperti e istituzioni, hanno affrontato trasversalmente gli aspetti legati allo sviluppo dell’intero settore, con focus sui temi che riguardano gli strumenti di sostegno agli investimenti produttivi delle grandi aziende e delle Pmi, lo sviluppo tecnologico delle nuove motorizzazioni e delle nuove mobilità, l’accessibilità al mare per la nautica sociale e il tema caldissimo la riforma del demanio marittimo.
Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica nel saluto di inizio lavori ha confermato l’impegno a 360 gradi dell’associazione nel sostegno a tutte le imprese del comparto e ha informato dell’entrata nell associazione di oltre 100 nuovi membri.
Molto discussi sono stati i temi della riforma del demanio marittimo e dell’impatto sulla portualità turistica dell’applicazione delle nuove regole che il governo vuole introdurre per gli stabilimenti balneari sui quali – informa l’associazione – il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha incitato a trovare “soluzioni condivise e non semplicistiche dal punto di vista politico, che tengano conto delle peculiarità e raccolgano le istanze delle diverse realtà sul territorio, cosa finora non fatta, per non trovarsi di fronte a nuove pronunce giurisprudenziali negative per il settore.”.
Dalla discussione dei rappresentanti delle forze politiche del governo partecipanti sulle concessioni relative ai porti turistici è emerso che queste non possono e non devono essere coinvolte in quanto la legge Bolkestein si applica soltanto sulle attività di servizi – come sottolineato da Roberto Neglia, responsabile rapporti di Confindustria Nautica – il quale si aspetta che allo stesso modo sia risolto il nodo della rateizzazione del saldo degli arretrati.
Il secondo focus ha riguardato il patto di sviluppo della nautica con l’Associazione dei sindaci italiani, per quanto concerne in particolare la realizzazione delle opere, pubbliche e su iniziativa privata, destinate alla piccola nautica e la realizzazione di porti a secco e di scivoli attrezzati per i natanti.
Il primo cittadino e padrone di casa, Giorgio Del Ghingaro, ha sottolineato la necessità di sostenere la nautica da diporto dal punto di vista strutturale e infrastrutturale data l’importanza che ricopre a livello economico e quella di un impegno verso la formazione per le professionalità e i mestieri legati al settore, come avviene a Viareggio, dove sono presenti corsi di livello internazionale e dove auspica venga anche colta l’opportunità di sviluppare un centro di formazione a 360° nella ex caserma Mazzini. D’accordo con lui Marco Bucci, consigliere Anci e sindaco di Genova, che ha rilevato come la nautica non sia ancora presa in considerazione per quanto dovrebbe nel nostro paese. Bucci ha spronato i colleghi italiani a prendere esempio da quelli americani che da tempo facilitano soluzioni per la conoscenza e lo sviluppo del settore. Uno spunto concreto a tal fine è stato portato dall’architetto navale Massimo Franchini, che ha ricordato un progetto commissionatogli nel 2019 dall’amministrazione comunale di Riccione che mette il porto al centro della città e della cultura turistica e si estende anche all’interno e alla periferia con una soluzione alternativa puntando al turismo nautico, con un porto a secco, da collocare lungo il fiume, come avviene negli Stati Uniti. “In Italia sono poche le strutture come questa – ha detto Franchini – ma si tratta di una realtà finora poco conosciuta che ha solo vantaggi ed è attrattiva per il turismo internazionale della nautica carrellabile. Il progetto di Riccione è autosostenibile, l’infrastruttura è facilmente removibile, impatta poco sull’ambiente, e si inserisce perfettamente nel tessuto urbano.”
Riguardo al futuro relativamente allo sviluppo tecnologico delle nuove motorizzazioni e delle nuove mobilità hanno parlato Carlo Iacovini, general manager Energica Inside insieme a Elio Jannelli, ordinario di Sistemi Energetici Università Parthenope.
Anticipando sfide di tipo tecnologico, economiche, burocratiche e culturali che potranno essere affrontate solo con la consapevolezza che la transizione ecologica si basa anche sull’elettrico e che questo cambiamento è alle porte e quindi dobbiamo gestirlo per subirlo, Iacovini ha sollecitato gli imprenditori a cavalcare questo rischio e sviluppare competenze evolute: “La nautica ha molte potenzialità e ha la grande opportunità di fare leva su 12 anni di sviluppo tecnologico in altri settori che possono ora essere messi a disposizione del settore per poter navigare senza rumore e in modalità ecologica.” ha detto il manager.
Sul tema della propulsione a idrogeno si è espresso l’esperto Jannelli sottolineando che il processo della decarbonizzazione ci impone di fare delle scelte: “La capacità italiana industriale di avvicinare il progresso tecnologico ci aiuterà ad agevolare tale processo. La tecnologia a idrogeno non è una tecnologia matura per la nautica, rappresenta la frontiera. Nell’automotive i problemi ad essa legati sono stati risolti. Gli investimenti attualmente in atto sulla mobilità potrebbero far evolvere queste tecnologie e ridurne i costi per farle avvicinare anche al settore della nautica da diporto.”
Giovanni Faroti di Andersen è intervenuto sui contratti di sviluppo del MiSE, destinati all’agevolazione degli investimenti delle imprese maggiori e delle piccole aziende del settore spiegando che questi rappresentano il principale strumento agevolativo per sostenere investimenti di ameno 20 milioni di euro per lo sviluppo industriale, per quello della tutela dell’ambiente e delle attività turistiche. “Il contratto può essere portato avanti da un soggetto singolo o da un gruppo di imprese tramite un contratto di rete – ha spiegato – e prevede agevolazioni che dipendono dalla tipologia del progetto: sviluppo, ricerca o innovazione. Sono previste ulteriori premialità se nel progetto sia prevista una Pmi. Esiste poi l’Accordo di innovazione che rappresenta uno strumento agevolativo dedicato al sostegno degli investimenti di minori dimensioni riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi delle Pmi”.
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