I cantieri italiani hanno una richiesta comune: “Serve personale formato”
Da un nuovo progetto di ‘academy’, a un Its nel Ponente ligure fino alle iniziative con Fondazione Altagamma: ecco come si stanno muovendo i big del comparto
La formazione va fatta tutti insieme, perché le imprese da sole non sono in grado. Avere addetti con professionalità adeguate non serve solo ai cantieri di produzione ma anche agli
armatori, da qui la volontà di allargare il discorso agli equipaggi. Infine, la necessità di avere una “bandiera italiana” forte e competitiva gioverebbe a tutto il mercato nautico, da qui la necessità di porre mano alle normative di settore. Sono queste, in sintesi, le richieste avanzate dai vertici dei grandi cantieri intervenuti al convegno “Road to Expo Dubai – Nautica la grande bellezza della Liguria” organizzato a Genova da Liguria International e Regione Liguria.
All’inizio del convegno Saverio Cecchi, vertice di Confindustria Nautica, invocando la nascita di un unico distretto della nautica che metta assieme Liguria e Toscana, ha dichiarato: “Noi abbiamo carenza di manodopera specializzata; uno dei problemi che si presenterà nel prossimo futuro oltre al conflitto Russia-Ucraina sarà la mancanza appunto di manodopera specializzata. Non si trovano idraulici, non si trovano elettricisti; per questo suggerisco di unire i distretti e fare formazione assieme, cercare di trovare tutte le sinergie da mettere in campo fra Liguria e Toscana”. Alla domanda sul perchè un comparto così ricco e affascinante faccia fatica a trovare figure professionali specializzate Cecchi ha risposto dicendo: “Perchè i genitori oggi mandano i figli a scuola anche se non dovrebbero andare a scuola. Li vogliono far continuare negli studi perchè tutti devono prendere un diploma. E’ giusto studiare però dobbiamo curare anche il patrimonio della manualità italiana che non ha rivali”.
“Il tema della formazione riguarda tutti. Non è solo la nautica ma tutta l’industria del lusso ad avere bisogno di operatori qualificati, ne abbiamo parlato anche dentro la Fondazione Altagamma, di cui facciamo parte, e anche altri settori affrontano problemi simili, manca l’incontro fra domanda e offerta di lavoro” è stato il pensiero espresso da Giovanna Vitelli, vicepresidente di Azimut – Benetti. “Servono professionisti specializzati nella nautica, per formarli bisogna passare dagli istituti tecnici e cambiare la curvatura del percorso di studi dei ragazzi” ha proseguito. Poi lo spunto finale: “Siamo il primo paese al mondo per produzione di maxiyacht ma negli equipaggi delle barche troviamo pochi italiani. Bisogna creare le condizioni per una buona bandiera italiana, che possa competere con quelle estere, senza farci condizionare dalle ideologie sulle barche per ricchi” ha concluso Vitelli.
Il direttore generale di Sanlorenzo Ferruccio Rossi, ha ricordato come il distretto spezzino su cui opera il suo cantiere sia nato come “gemmazione” di quello analogo toscano e come gli Istituti tecnici superiori (Its) debbano fare da congiunzione fra mondo della scuola e ricerca.
Il suo ‘vicino di casa’ Michele Deprati, amministratore delegato di Baglietto, ha ribadito come nell’area del golfo di Spezia ci siano ancora molte aree dismesse o sottoutilizzate che la nautica potrebbe utilizzare in questo senso, “ma la fatica maggiore si fa ad acquistarle”.
Sull’opportunità di unire le forze sulla formazione concorda anche Vincenzo Poerio, amministratore delegato di Tankoa, anch’egli alle prese con le stesse difficoltà dei suoi colleghi a reperire maestranze all’altezza. “Oramai non mancano solo gli studenti ma anche gli insegnanti adeguati” ha sottolineato, invitando le istituzioni a spingere in questa direzione. “Un Its del Ponente ligure” è la richiesta precisa e molto concreta avanzata da Barbara Amerio, amministratore delegato del gruppo Permare di Sanremo. “I ragazzi vanno aiutati a specializzarsi, noi siamo pronti a fare la nostra parte”.
Riccardo Pompili, a capo di De Wave è molto specifico: “Non possiamo pretendere dai subfornitori che facciano formazione, non dimentichiamoci che spesso si tratta di microimprese. De Wave è
disposta a investire su un progetto di ‘academy’ per la nautica, specie in questo momento in cui i portafogli ordini sono pieni e possiamo dedicarci alla programmazione”.
R.M.
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