Presentato il XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare 2024
Dai dati è emerso che il valore della Blue Economy in Italia è di 178 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil
È stato presentato a Roma, presso la Sala Longhi di Unioncamere, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare a cura di Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network.
Dallo studio è emerso che con 227.975 imprese e 1.040.172 di occupati, l’Economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto pari a 64,6 miliardi di euro, che, se viene considerato il valore attivato nel resto dell’economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil nazionale.
Un settore, quello del mare, che dunque è in netta crescita in ogni suo aspetto poiché cresce il valore aggiunto diretto con un +15,1%, pari a due volte la crescita media italiana si ferma al 6,9%, così come cresce il valore aggiunto complessivo di quasi un punto percentuale rispetto a quanto rilevato dall’XI Rapporto del 2023 e, infine, cresce il moltiplicatore, pari quest’anno a 1,8, a fronte dell’1,7% della scorsa rilevazione. Ossia per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia.
Crescono anche gli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%, pari a quasi quattro volte quello registrato nel Paese (1,7%) mentre rimane, invece, stabile il numero delle imprese.
Sotto la lente di ingrandimento dell’osservatorio sono stati posti i diversi settori che compongono la forza produttiva “blu”: le filiere dell’ittica e della cantieristica, i servizi di alloggio e ristorazione, le attività sportive e ricreative, l’industria delle estrazioni marine, la movimentazione di merci e passeggeri, la ricerca, regolamentazione e tutela ambiente.
In estrema sintesi il rapporto ha segnalato che sotto il profilo delle imprese quelle giovanili in Italia sono pari al 9,0% dell’economia blu, le imprese femminili al 22,4% e le imprese straniere al 7,4%.
Per quanto riguarda l’incidenza del valore aggiunto dell’Economia del mare sul totale dell’economia territoriale, in una classifica delle prime cinque regioni, queste sono rappresentate da Liguria (11,9%), Friuli-Venezia Giulia (7,2%), Sardegna (7,1%), Lazio (6,0%) e Sicilia (5,7%), mentre le prime cinque province sono Trieste (18,9%), Livorno (17,6%), La Spezia (16,8%), Gorizia (13,7%) e Rimini (13,0%).
Al Sud va il primato per valore aggiunto con quasi 21 miliardi di euro di produzione diretta, pari a circa un terzo dell’intero “prodotto blu” nazionale ed anche quello per l’occupazione che è concentrata per oltre il 37% al Sud, nonché per le imprese, che addirittura superano nel Mezzogiorno le 111 mila unità, oltre il 48% dell’intera base imprenditoriale blu del Paese. Più basso invece risulta il moltiplicatore pari all’1,6, a fronte del 2 del Nord-Est, dell’1,9 del Nord-Ovest e dell’1,7 del Centro.
I quattro vertici delle associazioni e organizzazioni che hanno condotto lo studio, intervenuti alla presentazione, hanno commentato i risultati emersi come segue.
Secondo Andrea Prete, appena riconfermato presidente di Unioncamere “La Blue Economy è uno dei settori trainanti della nostra economia con una forte connotazione imprenditoriale dato l’incremento della base d’impresa che è aumentata nell’ultimo biennio dell’1,5% contro una contrazione di quasi due punti di quella complessiva, con una maggiore presenza di imprenditorialità giovanile e femminile, e con la più forte crescita di attenzione al digitale e al green”.
Il presidente di Assonautica Italiana, Si.Camera e Camera di Commercio Frosinone Latina, Giovanni Acampora ha evidenziato il valore del rapporto “diventato il documento di riferimento del sistema mare italiano per l’analisi puntuale del valore e del peso dell’Economia blu del Paese, che mettiamo a disposizione di tutti: operatori del settore, Istituzioni, associazioni, imprese e dell’intero cluster del mare. Un elemento imprescindibile per dare la giusta importanza alla Blue Economy italiana e affermare la sua leadership nel contesto euro-mediterraneo, in linea con il lavoro che stiamo portando avanti con il Piano del mare”.
Le ottime performances del turismo sono state sottolineate da Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, secondo il quale “resta comunque da evidenziare che sia la produttività della filiera blu che la capacità di moltiplicare le risorse è inferiore nel Meridione, e che se entrambi i valori fossero allineati a quello dell’Italia settentrionale ci sarebbe un incremento di valore aggiunto locale di circa ulteriori 15 miliardi, pari a più di un quarto dell’attuale complessiva produzione blu al Sud”.
Infine, secondo Antonello Testa, coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare: “L’Economia del mare italiana conferma il suo trend di crescita superando i 178 miliardi di euro di valore aggiunto. I dati confermano la leadership dell’Italia in Europa, a differenza di quanto registrato dal EU Blue Economy Report 2024 che ci colloca al 4° posto come valore aggiunto dopo Germania, Francia e Spagna, guardando a un perimetro diverso dal nostro. La sfida dell’Italia si vince solo avendo la piena conoscenza dello scenario marittimo in cui ci muoviamo e della sua evoluzione in modo rapido e puntuale ed è quello che noi istituzionalmente, insieme al Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne – Unioncamere, facciamo da più di dieci anni”.
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