Parodi (Eurocraft): “In futuro ampliamento, refit e nuove costruzioni”
Il general manager del cantiere savonese rivela i progetti e i piani di sviluppo futuro dell’azienda decisa a fare un significativo salto dimensionale
L’architetto Andrea Parodi è il general manager di Eurocraft, cantiere savonese nato a fine anni ’80 che da una produzione iniziale di stampati in vetroresina per conto terzi è passato direttamente alla produzione di barche, prima in vetroresina e successivamente in materiali metallici. Dopo un periodo di difficoltà nella produzione dovuto allo sviluppo di alcune infrastrutture adiacenti che ne hanno limitato l’accesso al mare Eurocraft è stato rilanciato nel 2021 da una nuova proprietà orientata principalmente al mercato del refit.
Architetto Parodi, qual è oggi il core business di Eurocraft?
“Il nostro obiettivo principale oggi è il refit di barche dai 30 ai 50 metri di lunghezza. Nel 2022 abbiamo acquisito un travel lift della portata di 720 tonnellate e in questo momento abbiamo in cantiere cinque barche dai 37 ai 50 metri che ci occupano nelle varie attività di questo settore, dalla completa riverniciatura ai lavori di meccanica. Abbiamo 5.000 metri quadrati di spazi coperti tra capannoni e uffici e altri 5.000 metri quadrati di aree esterne. Lavoriamo intanto anche a progettazioni importanti di superyacht, fra cui un 72 metri appena concluso, e a progetti e costruzioni di nuove barche di 35 e 45 metri. Nel frattempo abbiamo presentato un progetto per l’espansione delle nostre aree all’Adsp.”
Partiamo dal vostro progetto del 72 metri. Di cosa si tratta e come lo gestirete?
“Abbiamo portato a termine questo studio di un superyacht di 72 metri in acciaio e lega leggera. Considerata la dimensione e l’importanza del progetto abbiamo collaborato alla sua realizzazione con lo studio tecnico internazionale di designer ed engineering Lateral. Per il design esterno ci avvaliamo del designer Federico Fiorentino mentre per gli interni l’armatore ha scelto lo studio M2 Atelier. Per la carpenteria di questo superyacht ci avvarremo di un cantiere terzista, mentre verrà svolta nel nostro cantiere tutta la parte dell’allestimento. A questo fine aumenteremo i nostri spazi coperti e abbiamo previsto per questa fase tutta una serie di operazioni. In prospettiva futura, se otterremo tutti i nulla osta a procedere nell’espansione, la proprietà, con sue proprie risorse, proceerà a realizzare le infrastrutture necessarie.”
Cosa prevede il progetto di espansione presentato all’Autorità di Sistema Portuale?
“Il progetto che abbiamo presentato e per il quale stiamo trattando con l’Adsp e con il Comune prevede un ampliamento di aree esterne di 10.000 metri quadrati che porterebbe i nostri attuali spazi esterni di 5.000 metri quadrati a 15.000 mantenendo gli altri nostri 5.000 metri quadrati coperti divisi in due capannoni e uffici, magazzini e falegnameria.
Gli spazi esterni che ci interessano nascono da una estensione della piattaforma logistica (di pertinenza del terminal) con sfocio a mare adiacente al nostro cantiere. La nostra proposta è quella di avere accesso a una parte di circa 10.000 metri quadrati di questa area che è molto estesa e ad oggi inutilizzata. Da questa espansione potremmo ricavare 5-6 postazioni in più per le barche a terra ma soprattutto, ottenere alcuni ormeggi in banchina sia per il turnover delle barche, ovvero per la loro ricezione e rilascio dopo il refit, ma eventualmente anche per il refit in galleggiamento per le unità più grandi. Ci auguriamo che ci diano quanto prima questa possibilità di espansione per la nostra attività che consentirebbe di aumentare la tipologia di lavori che possiamo offrire ai nostri clienti, oltre a un aumento di forza lavoro e di opportunità per l’indotto.”
L’espansione offrirebbe al cantiere la possibilità di riprendere continuativamente anche quell’attività di costruzione in cui un tempo si era concentrato?
“La struttura del cantiere, sia in termini di capannoni che di ufficio tecnico ha già la possibilità di continuare a costruire nuove unità ed abbiamo prospettive e programmi in questo senso.”
Cosa avete in programma per gli yacht di questo segmento?
“Stiamo sviluppando due progetti che riguardano uno yacht di 35 metri e uno di 45 metri. L’architettura navale è del nostro ufficio tecnico mentre gli esterni e interni sono del designer Federico Fiorentino. Vorremmo presentare i due progetti a fine anno, nel periodo dei saloni importanti. Queste due barche rappresentano un nostro investimento e per la loro costruzione siamo già pronti con le nostre attuali infrastrutture. Stiamo attualmente valutando le strategie di commercializzazione con uno dei maggiori player del settore.”
La vicinanza di importanti cantieri di refit che comunque trattano anche il segmento di yacht di vostro interesse attuale non vi preoccupa?
“Nella fascia di nostro interesse che va dai 30 ai 50 metri, anche se la competizione fra cantieri può essere importante, gli studi, confermati dai numeri, ci danno un feedback del mercato positivo. Lo dimostra il fatto che in poco più di un anno dall’acquisto del travel lift abbiamo cinque barche in cantiere senza aver fatto alcuna promozione della nostra attività. Riteniamo che il mercato possa tenere per tutto il settore anche nei prossimi anni.”
Le due vostre attività, quella primaria attuale di refit e quella, in previsione, di costruzione, potranno convivere senza problemi nel cantiere come è oggi?
“L’argomento è stato oggetto di discussione interna e la risposta è che possono assolutamente convivere. Va comunque sempre precisato che rispetto alla costruzione del nuovo intendiamo costruire per un cliente che avrà l’esclusività del cantiere, questo ci dà la possibilità di avere la zona dedicata alla costruzione del nuovo senza sovrapposizioni con quella di refit. Abbiamo due piattaforme da 35 e 45 metri sulle quali abbiamo molto lavorato per renderle perfette, che saranno corredate da due nostre proposte di allestimento. Chiaramente, non producendo barche in serie ma customizzabili o semi-customizzabili, l’armatore potrà apportare tutte le modifiche che riterrà opportune anche grazie al nostro ufficio tecnico interno.”
Gli studi dicono che l’attività di refit andrà avanti ancora per diversi anni; cosa si può fare per farla funzionare e per svilupparla al meglio in Italia?
“Credo che sia ormai il tempo di non guardare solo in casa propria ma di cercare sinergie, con le marine ad esempio, ma anche tra noi cantieri, cercando di non far fuggire il lavoro fuori dal nostro Paese. Il nostro comparto produce un reddito importante, gli armatori sono contenti di venire in Italia per tutte le attrattive che il Paese offre e sarebbe importante che restassero da noi anche per i servizi che offriamo nella cantieristica. E qui è importante fare squadra, insieme alle amministrazioni locali; pensiamo, solo per fare un esempio, agli equipaggi, spesso stranieri, che sono sempre presenti nelle operazioni di refit, e che hanno bisogno di tutti gli appoggi del caso per poter soggiornare vicino al cantiere.”.
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