Vafiadis: “Continuare a sperimentare è l’unica maniera per crescere”
Lo studio collabora da tempo con il cantiere italiano Baglietto e con quello greco Golden Yachts
Yacht designer, gente strana. In realtà non sempre è così ma è vero che negli ultimi anni le figure dei progettisti hanno aumentato di moltissimo la propria importanza all’interno del mondo della nautica di alto livello. I cantieri se li contendono, i progetti sono sempre più ambiziosi e spesso arditi, i cachet aumentano e di conseguenza gli ego, tanto che ormai alcuni designer hanno assunto atteggiamenti da superstar.
Resistono i “puristi” della nautica, professionisti e studi che sono nati disegnando barche e continuano a fare (quasi) solo quelle, mentre sul mercato ne arrivano altri provenienti dai settori più diversi, come automotive, arredamento o residenziale, creando le famose “contaminazioni” di stili e forme e portando a risultati a volte brillanti, a volte meno.
Su molti progetti, leggi barche, lavorano designer diversi: in genere si distingue chi disegna lo yacht da chi si occupa dei suoi interni, ma anche con questa ripartizione, che dovrebbe essere piuttosto netta, la coesistenza delle “firme” non è sempre semplice. Anche per un cantiere mettere insieme richieste (a volte sarebbe più corretto dire “pretese”) degli armatori, scelte di uno o più designer ed esigenze costruttive è un esercizio talvolta complicato.
E’ utile sentire la voce di qualcuno, allora, meglio se autorevole, per capire come funziona.
Quella dei Vafiadis è una storia di yacht design che è già arrivata alla seconda generazione: al fondatore Giorgio si è da tempo affiancato il figlio Stefano, per dare continuità a uno degli studi più famosi della nautica italiana, con sede a Roma.
Modi estremamente cortesi, idee chiare ma toni pacati, nessuna indulgenza verso l’autoreferenzialità, Stefano Vafiadis è davvero lontano dallo status di “star” che alcuni suoi colleghi si sono autoassegnati.
Vafiadis come si fa a collaborare con altri designer su progetti importanti?
“Guardi, in genere con i colleghi abbiamo rapporti ottimi e non lo dico perché lo ‘devo’ dire. Forse perché dopo tanti anni di attività, iniziata da mio padre, siamo ormai un riferimento per la nautica e tutti ci rispettano. I grandi progetti sono fluidi, siamo aperti a lavorare insieme ad altri e spesso è un arricchimento per tutti”.
Ma da dove si parte?
“Si parte sempre dal foglio bianco, e dal disegno a mano libera (che detto da un designer così giovane fa ancora un certo effetto, ndr). Noi come studio non siamo amanti della ripetizione, anche se abbiamo lavorato su serie di barche importanti e di grande successo, penso per esempio ai megayacht della linea DOM di Baglietto”.
Cambiare qualcosa che funziona, e piace, non è sempliceperò, vero?
“Esatto, richiede sempre uno sforzo, a noi però piace sperimentare ed è l’unica maniera per crescere, alla fine: anche lavorando a fianco di altri colleghi, appunto. Si continua a disegnare finchè non si arriva all’idea pura, all’anima del progetto: a quel punto parte la fase di ingegnerizzazione”.
Cosa distingue lo studio Vafiadis, quali sono i vostri tratti caratteristici?
“Noi vogliamo disegnare barche che piacciano molto esteticamente, con linee universalmente apprezzate. Il 133 DOM di Baglietto, di cui abbiamo curato sia gli esterni che gli interni, ne è un esempio: è una barca con uno stile contemporaneo, molto marino e mediterraneo, non modaiolo. Volevamo realizzare una ‘villa galleggiante’ sul mare, aggraziata, con linee taglienti e fluide, ingentilita da qualche elemento di derivazione automobilistica, che ricorda le auto coupé”.
Oltre che con Baglietto con chi state lavorando?
“Abbiamo una consolidata collaborazione col cantiere greco Golden Yachts, specializzato nella costruzione di barche sopra i 50 metri, con cui fra l’altro abbiamo realizzato il 95 metri O’Pari 4, consegnato nel 2020. E’ prossima la consegna del 78 metri O’Rea, un megayacht dal profilo aggressivo e dinamico per un armatore aperto alle novità. Si tratta di una barca che prevede l’utilizzo di molto vetro e con una forte unione fra esterno e interno, un progetto che esce dagli schemi classici. Le barche disegnate da noi per Golden Yachts sono molto apprezzate sul mercato del charter, proprio per quelle caratteristiche di universalità di cui dicevamo”.
Chiudiamo con una parola sul mercato, che momento vede per la nautica di fascia alta?
“Resta un momento scoppiettante, l’interesse degli armatori è altissimo e in giro anche negli ultimi saloni abbiamo visto molte belle barche. Il mondo della nautica dal punto di vista del design è più vivace e creativo rispetto ad altri settori, come l’automotive, e le barche di oggi sono di un altro pianeta rispetto a quando abbiamo iniziato l’attività, i cambiamenti sono stati notevoli”.
Parla sempre con grande entusiasmo, sarà la giovane età?
“Per fare questo lavoro ci vuole molta passione ma per chi vive nella nautica è difficile non averne”.
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