Buonpensiere (Cantiere delle Marche): “Sostenibilità meno pressante di quanto il marketing voglia far credere”
Il marketing director del cantiere anconetano non teme il rallentamento del mercato perchè la resilienza alle curve di mercato deriva dalla tipologia di imbarcazioni prodotte
Cannes (Francia) – L’ultima edizione del Cannes Yachting Festival appena andata in archivio è stata l’occasione per SUPER YACHT 24 di incontrare e intervistare Vasco Buonpensiere, sales & marketing director (oltre che socio) di Cantiere delle Marche, marchio e stabilimento produtivo di Ancona specializzato nella costruzione di super yacht dall’animo e dalle forme marcatamente explorer. Navi da diporto per appassionati della vita di mare. Se pochi mesi fa l’amministratore delegato Ennio Cecchini aveva raccontato al nostro giornale il programma strategico e le prospettive di medio-lungo termine del cantiere marchigiano (a partire dal business plan 2022 – 2025), con Vasco Buonpensiere è stato invece approfondito e discusso il momento attuale di Cantiere delle Marche e la sua visione della sostenibilità.
Partiamo dal raccontare il momento di mercato attuale di Cantieri delle Marche, che sentiment state percependo e che previsioni avete per il prossimo futuro?
“La situazione attuale è, come per tutti, di grande entusiasmo per un anno 2021 strepitoso. In questo momento abbiamo 12 navi in costruzione – la stragrande maggioranza sono navi da 499 Gross tonnnage, dai 42 ai 47 metri, e questo ci fa molto piacere; abbiamo abbastanza esperienza però da andare con i piedi di piombo perchè li abbiamo visti questi momenti, abbiamo visto momenti che succedono, quindi, non perdiamo la concentrazione, tanto che in questo momento stiamo lavorando molto sodo sui prossimi prodotti che presenteremo, dove cercheremo di mantenere il più saldo possibile il nostro Dna di costruttori di super yacht explorer. Non seguiremo le tendenze, non seguiremo quello a cui un pò tutti stanno andando dietro perchè riteniamo che il nostro Dna sia quello che ci ha fatto diventare il 12° cantiere al mondo per metri in costruzione in questo momento, ovvero costruire barche vere. Rifuggiamo, quindi, dal concetto che io chiamo real estate yachting, quindi costruire una casa per poi metterci una barca intorno e poi vedere come va…”.
Un po’ di aria di rallentamento a Cannes si è iniziata a sentire?
“Il mercato avrà, secondo me, un fisiologico rallentamento, questo può essere, ma noi come Cantiere delle Marche siamo particolarmente resilienti rispetto alle curve di mercato per la tipologia di prodotto che facciamo. Perchè è un prodotto per appassionati, fortemente appassionati, gente che non ci sta senza la barca, indipendentemente da quello che sta succedendo a livello economico, e la usa tantissimo.”
Il super yacht Uptight che avete portato a Cannes ne è un esempio…
“Uptight, questo Darwin 106 che è un’evoluzione del nostro stravenduto Darwin 102, è un explorer che chiamiamo ‘Fishsplorer’ perchè l’abbiamo modificato sia nelle linee d’acqua che nel disegno per un armatore americano che farà il giro del mondo con questa barca, avrà con sé altre sue barche da pesca, probabilmente un Viking 68, che lo seguiranno, riempiranno i serbatoi direttamente da questa barca e il motivo per cui abbiamo dotato lo yacht anche di quello che noi chiamiamo il Northwest Passage Pack, quindi ha una ‘ice-belt’ intorno alla linea di galleggiamento, ha i rinforzi per i timoni e tutto quello che serve per incontrare lungo la navigazione i ghiacci o residui di ghiacci”.
Che cosa può rivelarci sulle prossime linee di prodotto a cui state lavorando e cosa avranno di diverso e innovativo rispetto a quanto abbiamo visto fino a oggi con Cantiere delle Marche?
“Di diverso rispetto a oggi ci sarà intanto, ovviamente, una nuova proposta relativamente a produzione di energia e propulsione; non pensiamo che la sostenibilità in questo senso sia un tema così pressante nella nostra industria come sembra; nel senso che, se guardiamo i dati, noi inquiniamo con le nostre barche lo 0,2%. Noi già facciamo barche molto poco inquinanti sotto tutti i punti di vista; ad esempio anche sul 24 metri mettiamo il separatore delle morchie di sentina che è obbligatorio solo per le unità sopra le 500 Gross Tonnage. Quindi le nostre barche sono già molto green. Io pongo sempre la stessa domanda agli armatori che mi chiedono la barca sostenibile: ‘Come sei venuto qua?’. L’80% viene con il proprio aereo privato, in due persone! Per cui bisogna farlo, curare la sostenibilità, soprattutto per una questione di mercato, però non è un tema che riteniamo così strategico come il marketing sta cercando di far credere. Poi facciamo anche di necessità virtù; cioè noi non abbiamo la possibilità di una ricerca e sviluppo spinta perchè siamo in pochi e dobbiamo fare tante cose”.
Per gli altri grandi cantieri italiani sembra essere un aspetto irrinunciabile, anche perchè lo chiedono gli investitori di capitali…
“Leggevo di Sanlorenzo che si butta sul metanolo e penso che sia un’ottima scelta, vedo Baglietto – e anche la stessa Sanlorenzo – che metteranno in acqua barche con fuel cell ad idrogeno, è sicuramente il futuro. Noi abbiamo un mercato di armatori molto maturi; sono contemporaneamente armatori di una nostra barca e di un Damen Seaxplorer di 62 metri o di un Lurssen di 78 metri o di due Amels e di fatto sono quelli che non ci chiedono mai queste cose perchè, per adesso, il costo è superiore rispetto al risparmio in termini di impatto ambientale.
Non potrete però ‘ignorare’ completamente il tema della sostenibilità, vero?
“Ovviamente. Avremo una proposta con cui verremo fuori molto interessante, secondo noi la più giusta ed equilibrata.”
Quando sarà presentata?
“La stiamo già proponendo ai nostri clienti, in realtà. Abbiamo sempre contraddistinto la nostra realtà per asciuttezza e coerenza, quindi, invece di dire ‘faremo’, nel momento in cui mettiamo in costruzione una barca con quel sistema diremo ‘stiamo facendo’. Abbiamo sempre fatto così e continueremo a fare così.”
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