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Il quotidiano online del mercato super yacht

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Super yacht e cantieri: “Le Marche hanno superato il Tirreno ma ora servono più spazi”

CRN, Cantiere delle Marche, Palumbo Superyachts e Wyder concordano nel dire che il distretto dell’Adriatico oggi può competere anche con il Nord Europa grazie anche a un indotto qualitativamente molto apprezzato. Servono però dragaggi dei marina e migliore accessibilità terrestre

di Giuseppe Orrù
17 Aprile 2025
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Forum-Super-Yacht-24 (8)

(a questo link tutte le immagini dell’evento)

Ancona – Servono terreni, spazi sul mare per costruire sempre più superyacht, almeno quanti il mercato ne richiede. In questa terra benedetta per la cantieristica navale, dove la crescita avviene più rapidamente rispetto ad altri comprensori nautici e dove il mercato sembra riconoscere una qualità sempre più elevata anche grazie all’indotto e nonostante le difficoltà logistiche, le aziende se la devono vedere con un unico limite: la mancanza di spazi.

A introdurre la problematica, al secondo panel del 6° Forum di SUPER YACHT 24, organizzato ad Ancona, dal tema “L’Adriatico e la nautica: un distretto in crescita tra eccellenze, design e tecnologie”, è Marcello Maggi, presidente di Wider Yachts. “La nautica ha sempre avuto bisogno di spazi e quindi siamo sempre alla ricerca spazi idonei – ha detto Maggi – per la costruzione delle nostre barche e soprattutto spazi che consentano di fare le diverse lavorazioni che un cantiere navale è obbligato a fare. Noi abbiamo trovato questo spazio a Fano, forse l’unico disponibile nelle Marche per un certo tipo di costruzione. Abbiamo costruito un capannone in fase di ultimazione, comunque abbiamo già 9mila metri quadri attivi di capannone per costruire i nostri catamarani. Gli spazi sono importanti e sarebbe bello mantenere qua nelle Marche la produzione dei megayacht. Al presidente dell’Autorità di sistema portuale chiedo se c’è qualche novità a proposito di uno spazio immenso come l’area ex Tubimar da poter dedicare alla costruzione dei mega yacht”.

Oltre a costruirli, i megayacht vanno anche ormeggiati. “Oltre allo stabile – ha aggiunto Maggi – servono dei porti dove puoi ormeggiare queste barche. Come vedete noi abbiamo anche la fortuna di avere la concezione di questa marina di fronte ai cantieri, dove però manca il fondale. Il problema nostro, credo anche di Rossini a Pesaro, è purtroppo il problema del fondale che impedisce a tante imbarcazioni di performare ed entrare agevolmente all’interno dei porti, creando anche una perdita di turismo. Dovremmo fare qualche sforzo in più tutti quanti, per avere le nostre navi costruite qui, ma che poi non vediamo più, ma le vediamo in giro per il mondo, per farle ritornare qua per apprezzare un po’ il territorio. L’associazione sta facendo un gran lavoro col presidente Minossi”.

Gli fa eco Gianluca Fenucci di Cnb Scart, che auspica “rapidità nella risposta, nell’intercettare le occasioni”. Commentando la recente consegna di tre scafi costruiti a Marghera e trasferiti nelle Marche via barge ha detto: “Oggi queste soluzioni sono complicate, perché dovendo noi occuparci della prima parte dello scafo non possiamo arrivare tardi. Noi prendiamo l’input del cantiere, lo traduciamo in scafi e poi consegniamo ai vari attori del mercato, in modo da permettere loro di rispettare i tempi. Con i colleghi abbiamo fatto discorsi a 20 anni, oggi dobbiamo iniziare a pensare ai prossimi 20 anni, pensando ai tempi infrastrutturali. Abbiamo bisogno di progettualità seria, di prospettiva, che nasca da un’analisi delle esigenze. Costruire le barche a Marghera è difficile, portarle nelle Marche è difficile e costoso, ma siamo imprenditori bravissimi e ci riusciamo”.

Nonostante questi disagi, le Marche sono sempre di più “la parte migliore d’Italia dove costruire le barche”. A dirlo è Vasco Buonpensiere di Cantiere delle Marche. “Moltissimi clienti che hanno avuto esperienze in Italia o altrove – ha raccontato -, quando vengono in contatto con l’esperienza marchigiana, spesso dicono: ‘It’s refreshing’. E penso che sia perché noi abbiamo fatto più fatica a venire fuori, è per la passione che noi abbiamo. Nelle Marche non ci sono tanti mestieranti, che fanno così per farlo. Ma qui c’è gente che fa per la voglia di fare bene. Anche solo far venire i clienti ad Ancona è complicato, venire a viverci è difficile, anche se poi è meraviglioso. Chi viene qui parla con soggetti che hanno voglia di fare bene”.

Un altro pregio del distretto marchigiano è “la qualità della subfornitura che – dice Francesco Carbone di Palumbo Superyachts – in media è più elevata e il mercato ce lo riconosce. Il cliente è sempre più interessato e fissato sulla qualità costruttiva, prima ancora che sulla performance. Questa è una regione che più la vivi e più la apprezzi. I players di questa regione sono cresciuti più velocemente rispetto ad altri. Prima, per spiegare che eri di Ancona, in giro per il mondo, dovevi partire da Bologna. Se il focus continua così, la forbice dei regolari flussi si ridurrà”.

La cantieristica marchigiana può competere tranquillamente con i grandi cantieri del Nord Europa. “I compromessi per competere sul prezzo – ricorda Bruno Piantini di CRN (Ferretti Group) – hanno limitato la qualità fino a una decina di anni fa, oggi non è più così, possiamo competere con il Nord Europa. C’è stata innovazione di prodotto che ieri era solo appannaggio del Nord Europa che, avendo prezzi altissimi, si poteva permettere di fare ciò che voleva. Oggi questa forbice si è ridotta tantissimo e si è ridotta soprattutto nelle Marche. La crescita nostra, rispetto al mercato, è molto superiore. La flotta superyacht del Gruppo Ferretti è cresciuta del 200% nel nostro cantiere, uno dei più grandi al mondo, dove lavorano oltre 1.500 persone. Figurarsi l’indotto. Questa è una direzione virtuosa e l’unica per competere nel lungo periodo dove il nostro cliente può permettersi di tutto. Il nostro cliente non ha alcun limite di prezzo. Possono andare dove vogliono e spendere qualsiasi cifra: bisogna spiegargli perché le devono spendere”.

Anche Piantini mette in guardia dai rischi. “Le Marche – ha aggiunto il dirigente di CRN – sono diventate un brand a livello mondiale nella nautica. Ci sono però difficoltà dovute a spazi, logistica e persone. Sulle persone è stato fatto un lavoro straordinario. Sugli spazi, inutile negarlo, siamo tutti in grandi difficoltà. Il Gruppo Ferretti vuole crescere nelle Marche ma in questo momento non abbiamo sfoghi. Gli spazi li cerchiamo ma non è semplice. La nostra capacità produttiva è al massimo, si attesta a mezzo miliardo l’anno. Non possiamo produrre più di così ma abbiamo bisogno di crescere, cerchiamo di crescere nelle Marche. Se Ferretti non riuscirà a crescere qui, vorrà dire che crescerà da un’altra parte. Tutti hanno l’opportunità di crescere, ma le istituzioni devono mettere a disposizione le strutture logistiche, gli spazi, l’aeroporto, ecc.”.

Parlando di portualità e di approdi, Vasco De Cet di Assomarinas ha invitato a non pensare alla ricettività nautica pensando ai posti barca, ma ai metri quadrati riservati agli ormeggi. “Dal 2011 – ha detto Vasco De Cet – assistiamo a un calo delle imbarcazioni da 10 a 20 metri, è un fenomeno dovuto all’impoverimento del ceto medio. I porti devono sforzarsi per restituire piani di ormeggi in cui ci sia uno spostamento delle darsene a secco delle unità più piccole, per rilasciare più spazi per i grandi yacht, ma troviamo grandi resistenze a partire dalle istituzioni. Le house boat sono delle ottime soluzioni per riempire dei posti che presto resteranno vuoti. L’offerta ricettiva deve aderire alla nuova richiesta come un guanto di lattice e non come una galoscia. La nuova sfida è trasformare le strutture esistenti, perché il mercato sta cambiando. Cambiarle, creando altri nuovi spazi tutti spezzettati, non sarà una soluzione sostenibile e vincente. Bisogna ripensarsi anche culturalmente, come albergatori”.

“Anche per noi comandanti – ha detto il comandante Francesco Schiano di Tunnariello, dell’associazione Italian Yacht Masters – nelle Marche si sta facendo un grande lavoro. Ma spesso gli equipaggi stranieri non hanno l’adattabilità che abbiamo noi italiani e non vogliono venire a seguire una barca in un cantiere lontano; rischiano di dirottarla su altri lidi”. L’esperto cmandante dal palco del 6° Forum di SUPER YACHT 24 ha però chiesto al polo nautico dell’Adriatico maggiori servizi per l’accoglienza degli equipaggi di superyacht in costruzione o in refit nell’area marchigiana e non solo. Il comandante Francesco Schiano di Tunnariello si appresta ad esempio a prendere in consegna entro la prossima estate un nuovo 38 metri in costruzione presso il nuovo cantiere Italian Vessels di Termoli.

Sui porti turistici è intervenuto anche Marcello Maggi, spiegando che “nelle Marche manca l’ultimo miglio. Abbiamo veramente tanti porti che non possono essere utilizzati per mancanza di volontà, perché non si vuole fare il dragaggio. In Costa Azzurra vedo convivere maxiyacht con barche da 10 metri. Qui nelle Marche ci sono porti a ridosso di città bellissime che non possono essere utilizzati. Noi addetti ai lavori dobbiamo fare pressione sulle autorità per arrivare a quel risultato che è già fatto al 90%”. 

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