L’appello dei comandanti da Ancona: “A bordo giovani proattivi e migliori servizi agli equipaggi”
Al 6° Forum di SUPER YACHT 24 emersi alcuni messaggi chiari dai comandanti Carniglia (A.Ma.Di.) e Schiano di Tunnariello (Italian Yacht Masters) sul ruolo della formazione per creare passione, preparazione e competenza prima di imbarcarsi

(a questo link tutte le immagini dell’evento)
Ancona – Industria, innovazioni, tecnologie e servizi di un territorio, il Distretto adriatico, dove la nautica è crescita più velocemente che dall’altra parte della penisola, nel Tirreno. Un ruolo importante della filiera, ovunque essa sia, dall’azienda di componentistica alla cantieristica, fino all’armatore, lo svolgono i comandanti. Sono loro che si trovano a dover utilizzare i nuovi ritrovati della tecnica a bordo. E, come spesso avviene in questi casi, quando si parla di innovazione, emerge forte il bisogno di formazione.
Formazione per i comandanti di oggi e di domani. Ad assistere al 6° Forum di SUPER YACHT 24, al Teatro delle Muse di Ancona, c’erano anche gli alunni dell’ITS Academy “Yacht Specialist”, a cui si è rivolto anche Norberto Ferretti nel suo intervento (“Ai giovani che vogliono diventare progettisti di yacht consiglio di sacrificare qualche estate per andare in barca”).
Di giovani ha parlato anche il comandante Gabriele Carniglia, di A.Ma.Di (Associazione Marittimi del Diporto). “Noi comandanti – ha detto Carniglia – siamo i custodi del bene ultimo, che dobbiamo mantenere nel miglior stato possibile per la sicurezza e, soprattutto, siamo coloro che devono far percepire all’armatore il comfort per il quale ha pagato e per il quale si è appassionato. È evidente che l’innovazione è importante, perché siamo indirizzati ad avere sempre più optional a bordo, e queste aziende lo dimostrano. Però abbiamo grande necessità di essere formati, prima di tutto noi come equipaggio, e avere scambio generazionale. Quello che manca a questa industria, lo vedo anche dalle industrie e dai cantieri, sono i ragazzi giovani che intervengono in questa nuova industria”.
La categoria in realtà si è già mossa in questo senso: “Come associazione del diporto – ha spiegato il comandante Carniglia – ci siamo uniti per cercare di parlare con le istituzioni per formulare un percorso strutturato per questi ragazzi che escono dalle scuole, specialmente quelle a indirizzo nautico, per far conoscere quanto c’è in uno yacht. Sembra assurdo, ma questo viene spesso sottovalutato”.
Il comandante Carniglia, in particolare, è a capo di un equipaggio giovane. “Noi, a bordo della nostra barca, abbiamo puntato tantissimo sui giovani, nel senso che siamo al 50 e 50: quattro persone con una certa esperienza e quattro ragazzi che non superano i 25 anni. Siamo assolutamente disponibili ad insegnare, abbiamo cercato di trovare delle personalità con una grande attitudine, però, a voler imparare. Cosa che si nota sempre meno, e lo dico con grande dispiacere perché sono padre di un adolescente, in questi giovani che sono un pochino annoiati nella vita, hanno sempre meno predisposizione ad appassionarsi. Poi, ovviamente, ci sono quelli che lo fanno. Però, secondo me, deve partire dall’inizio, dalle scuole, da quello che gli viene trasmesso, dalle passioni anche dai professori e soprattutto, poi anche dal loro percorso dove da giovani studenti si cominciano ad avventurare nel mondo del lavoro, deve essere unificato con le aziende stesse. I ragazzi devono capire quali sono le loro vere attitudini: chi si appassiona dell’arredamento, piuttosto che della moda, della falegnameria, tutto quello che ne consegue, compreso anche la nautica. Ci vuole la passione nel navigare”.
Le varie associazioni di marittimi e comandanti si stanno unificando “per cercare di parlare univocamente alle amministrazioni – ha aggiunto Carniglia -, che devono creare percorsi chiari per permettere a questi ragazzi di uscire dal mondo della scuola, avvicinarsi al mondo del lavoro e avere piano piano titoli professionali per partire come professionisti del mare. Quello che a noi viene richiesto sempre di più è essere custodi dei beni più di lusso che forse più di lusso non c’è. Quello che spesso viene sottovalutato è il valore delle persone che noi portiamo a bordo, che sono abituati ad avere il massimo lusso, dobbiamo essere formati nel mantenere grandissimi standard di sicurezza. È questo quello che anche noi vorremmo chiedere a questa straordinaria associazione che si è creata qui nell’Adriatico, che parla con le istituzioni”.
A richiedere un salto generazionale è ormai il lavoro di ogni giorno. “Io sono analogico – ha ammesso Carniglia -. Per me è assolutamente un valore aggiunto avere ragazzi giovani con una forma mentis digitale. Ormai tutte le interfacce che abbiamo a bordo sono digitali. Io in plancia ho bisogno di avere un ragazzo che mi aiuti o comunque mi supporti in questo senso. L’importanza dei giovani deve essere attivata e questa attivazione deve avvenire quando ancora hanno il tempo che è dalla loro, per capire quale strada percorrere. E noi dobbiamo cercare di aiutarli in questo senso: i genitori, i professori e le prime esperienze lavorative”.
Infine un consiglio del comandante ai giovani. “Ai ragazzi, quando li incontro o parlo nelle scuole, dico sempre: ‘Cercate di rubare’, perché non tutti hanno questa attitudine a concedere. Però, dal mio punto di vista, è assolutamente stupido non farlo”.
Anche parlando di portualità, il perno centrale tra il marina e lo yacht è il comandante. A dare qualche “tiratina di orecchia” ci ha pensato il comandante Francesco Schiano di Tunnariello, dell’associazione Italian Yach Masters, che a fronte di dati che parlavano di un calo di vendite delle unità da 10 a 20 metri, ha detto che “sta crescendo il mercato dei ribs e dei tender. Il tender di oggi, per il megayacht, è una barca da 10 a 20 metri e spesso noi abbiamo difficoltà a trovare ormeggi per i tender nelle marine. C’è una mancanza di strutture logistiche per ospitare gli equipaggi e le persone. Deve essere una cosa stanziale, anche invernale, non solo per accogliere i 100 metri, ma per accogliere tutti, a 360 gradi, offrendo tanta hotellerie, incentivi… Porto l’esempio di Cala del Forte, a Ventimiglia, dove si è dovuto attivare il porto di Monaco per lanciarlo e a tre anni dall’apertura è pieno. Ma questi viaggiano con un altro ritmo”.
Le esigenze all’arrivo in un porto di uno yacht sono diverse. “Quando andiamo in una marina – ha detto il comandante Schiano di Tunnariello – dobbiamo essere accolti e forniti di tutte le cose che ci possono servire al di là dell’ormeggio, da un pezzo di ricambio a un servizio per portare il cliente nell’entroterra per fargli vivere un’esperienza enogastronomica. Vivo l’Adriatico da quarant’anni e adesso lo sto vivendo in Molise e anche lì mi hanno detto che ci sono difficoltà. La nautica qui nell’Adriatico è cresciuta tantissimo. Dobbiamo migliorare l’accoglienza per gli equipaggi. Noi siamo abituati a seguire la barca dallo scafo alle finiture. Da due anni frequento Termoli, a 900 chilometri da dove abito, a Sanremo. Bisogna migliorare in infrastrutture e accoglienza agli equipaggi. Spesso gli equipaggi stranieri non hanno l’adattabilità e l’elasticità che abbiamo noi italiani e non vogliono venire a seguire una barca in un cantiere così lontano e magari rischiano di decidere di portarla in altre località a loro più vicine”.
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Francesco Schiano di Tunnariello

Gabriele Carniglia