I dazi Usa cambiano il mercato globale dei superyacht della fascia 24-36 metri
L’aumento dei costi frena gli acquirenti americani di nuovi yacht europei, favorendo l’usato

Secondo quanto riportato oggi dal New York Post, l’applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti sta già causando notevoli sconvolgimenti nel settore dei superyacht. Gli acquirenti americani, che rappresentano il 60% del mercato globale, sono diventati più restii all’acquisto di nuovi yacht provenienti dall’Unione Europea a causa dell’aumento dei costi causato dall’applicazione di dazi al 10% . Una situazione questa, che sta avendo un impatto negativo sui cantieri italiani ed europei.
Il broker americano Rolf Smith nell’articolo evidenzia come l’Italia, forte della sua tradizione nella cantieristica nautica di lusso, sia particolarmente vulnerabile. I clienti statunitensi starebbero annullando ordini già in essere (come nel caso di un suo cliente con uno yacht in costruzione in Italia), e in generale rinunciano all’acquisto di beni di lusso europei. I margini di trattativa tra acquirenti e cantieri sono ormai ridotti al minimo – spiega il broker – e i costruttori non riescono ad assorbire l’incremento dei costi derivante dai dazi. La conseguenza diretta è una diminuzione degli ordini e un potenziale rallentamento della produzione, con possibili ripercussioni negative sull’occupazione e sull’indotto del settore.
Contrariamente alle aspettative di alcuni ricchi americani, che, con la presidenza Trump, speravano in una semplificazione e riduzione dei costi legati anche al possesso di yacht, la situazione attuale sta portando a un effetto opposto. L’analisi del New York Post distingue però tra diverse fasce di clientela. I super-ricchi a livello globale, con la loro capacità di avere più residenze e cittadinanze, non dovrebbero subire grossi traumi, potendo registrare i loro mega yacht al di fuori degli Stati Uniti o semplicemente assorbendo il costo aggiuntivo dei dazi.
A essere maggiormente penalizzati saranno quelli che il broker americano definisce “semplicemente ricchi”, cioè i proprietari di yacht di dimensioni medie (24-36 metri, da 10-20 milioni di dollari), che tendono a tenere le loro imbarcazioni vicino alle proprie residenze in Florida e ad utilizzarle per viaggi nei Caraibi. Questi acquirenti saranno più propensi ad acquistare nuove imbarcazioni direttamente negli Stati Uniti, penalizzando i cantieri italiani ed europei specializzati in questa fascia di mercato.
Nell’articolo si evidenzia comunque una potenziale crescita del mercato degli yacht usati già presenti negli Stati Uniti che provengono anche da Italia, Turchia e Paesi Bassi: dato che su questi yacht i dazi sono già stati pagati gli stessi sono più competitivi e quindi più richiesti.
Infine, il New York Post sottolinea come l’industria nautica americana stia vivendo anche un inasprimento dei controlli sugli equipaggi, con fermi di lavoratori non in regola. Ciò potrebbe portare a una maggiore richiesta di personale qualificato e in regola sul mercato europeo.
In conclusione, l’applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti sta creando un clima di incertezza e preoccupazione nel settore dei superyacht, con un impatto negativo sui cantieri italiani ed europei, specialmente per la fascia di imbarcazioni di medie dimensioni. Mentre i super-ricchi sembrano in grado di mitigare gli effetti dei dazi, la contrazione degli ordini e le nuove dinamiche del mercato potrebbero rappresentare una sfida significativa per il futuro del settore.
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