Per il Benetti di 52 metri Solafide refit completo in meno di un anno
Firmato da Tommaso Spadolini e Giulia Grassi e curato da Ims Shipyard di Tolone, il restauro ha trasformato un modello del 1994 in un superyacht moderno con nuovi interni, stile e aggiornamenti tecnologici

In meno di un anno il Benetti 52 metri Solafide ha ritrovato nuova vita grazie a un restyling completo firmato dall’architetto Tommaso Spadolini. Il progetto ha coinvolto anche la yacht designer Giulia Grassi dello studio Supernova Design, responsabile degli interni. Un’impresa ambiziosa che ha richiesto un intervento approfondito sulla struttura, la tecnologia di bordo e l’estetica dello yacht.
I lavori, eseguiti presso il cantiere francese IMS Shipyard di Tolone, hanno trasformato un’imbarcazione del 1994 in un modello di eleganza e innovazione. Il restyling ha incluso la modifica del profilo esterno, la revisione delle aree comuni e la sostituzione di parti dello scafo, oltre all’aggiornamento dei motori.
Per Spadolini “Le richieste dell’armatore erano molto chiare: si era innamorato di questo Benetti, ma lo voleva rinnovare sia dal punto di vista tecnico che per il design esterno e interno, mantenendo la natura classica della barca ma con un look più contemporaneo, e soprattutto in grado di far navigare tutta la sua numerosa famiglia. Siamo partiti dal color crema originale dello yacht, che è stato sostituito con il bianco, aggiungendo strisce scure e griglie in acciaio. In particolare, ci siamo concentrati sulla zona di poppa del ponte principale, originariamente utilizzata per ospitare due tender, trasformandola in un’area lounge che può essere goduta sia in navigazione che all’ancora. Sono stati ricavati dei boccaporti e il parapetto di poppa è stato modificato aprendo le due terrazze abbattibili laterali per migliorare la visibilità sul mare. È stato creato un solarium completamente attrezzato nell’area a prua della timoneria, completo di tendalini e accessibile tramite un nuovo ingresso. Sul flybridge, l’area tecnica originale è stata trasformata in uno spazio elegante, con pavimentazione in teak e pali per i tendalini”.
Un’importante sfida tecnica è stata la revisione dei due motori Deutz a 16 cilindri da 2.400 hp ciascuno, che ha richiesto il loro sbarco e il taglio del ponte del living, rimontato solo dopo il rientro delle unità. Il solarium, inoltre, è stato rinforzato per consentire l’atterraggio di un elicottero, con mobili amovibili e un’area dedicata.
L’intervento sugli interni, curato da Giulia Grassi, ha puntato soprattutto su luminosità e abitabilità, oltre che rispettare l’equilibrio tra la storia dello yacht e l’introduzione di elementi di design moderni. “L’armatore, ha richiesto di aumentare la capacità di posti a bordo, sia a sedere sia nelle cabine – spiega Giulia Grassi -. Abbiamo trasformato completamente gli spazi, ottimizzandoli attraverso la riorganizzazione delle paratie interne e l’aggiunta di mobili personalizzati, come divani e arredi che riflettessero l’estetica complessiva dello yacht. In particolare, abbiamo rimosso alcuni mobili integrati nella zona pranzo del main deck per fare spazio a un tavolo che potesse ospitare comodamente tutti i membri della famiglia. Anche le aree esterne sono state arricchite con cuscini personalizzati e mobili modulari, aumentando la flessibilità e il comfort, soprattutto nella nuova area a poppa del ponte principale dove il legame con il mare è ora molto forte”.
L’aggiornamento tecnologico ha interessato impianti elettrici, sistemi di navigazione e connettività, garantendo standard all’avanguardia. Le due gruette originali sono state mantenute per l’imbarco dei tender durante le lunghe traversate.
“È stato un piacere ammodernare uno yacht così bello come questo Benetti 52m, originariamente progettato da Stefano Natucci, il cui lavoro è stato davvero eccellente”, conclude Tommaso Spadolini. “Ora, con i motori praticamente nuovi, è in grado di navigare a 21 nodi grazie a una carena stretta e performante. Il baglio massimo è di ‘soli’ 8,9 m, un dato inusuale sugli yacht moderni di pari stazza. Motivo d’orgoglio è stato anche riuscire a contenere la stazza sotto le 500 t, 472 per la precisione”.
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