Spazi a terra, accessibilità nautica e cooperazione col pubblico i dossier di Genova for Yachting
Pellizzari ha preannunciato che la Capitaneria sta lavorando alle autorizzazioni per una seconda stazione di rifornimento in porto e per accogliere navi da 50 metri a Portofino

Genova – Oltre ai numeri (significativi in particolare quelli che segnalano una flessione dell’approdo di barche fra 15 e 50 metri nel capoluogo ligure), l’assemblea di Genova for Yachting è stata l’occasione per chiedere ancora una volta attenzione e programmazione agli enti preposti. In primis all’Autorità di sistema portuale di Genova che attende ancora la nomina di un presidente.
Durante la tavola rotonda è stato il presidente Giovanni Costaguta a sottolineare come “all’estero la collaborazione fra pubblico e privato funzioni molto bene” mentre a Genova non si può dire lo stesso, nonostante “il nostro comparto occupi pochissimi metri quadrati e produca tantissima ricchezza rispetto ad altri poli esteri. Dove però esistono sistemi burocraticamente molto snelli; questo è un tema che va sviluppato e portato avanti”.
Alberto Amico, fondatore del cantiere Amico & Co., ha ricordato che “il mercato degli yacht è al 99% non genovese. Facilmente queste barche possono andare via; o abbiamo vantaggi competitivi chiari e riconosciuti oppure, così come sono arrivate, queste barche andranno via e alcune hanno già iniziato a farlo. Il porto di Genova è di una complessità incredibile perché multifunzionale, abbiamo proposto delle idee ma facciamo molta fatica ad avere momenti di confronto per ragioni contingenti. I discorsi con i politici – ha concluso Amico – li abbiamo fatti, la condivisione strategica è stata fatta a 360° sull’arco istituzionale, ora ci vuole un momento di confronto importante perché stiamo mandando via del lavoro. Specie su certe fasce dimensionali.
Su altre fasce stiamo perdendo lavoro perché non siamo competitivi. Chiediamo semplicemente tavoli di confronto per provare avanti idee mentre continuiamo a investire. Ci piacerebbe essere ascoltati”.
Secondo il numero uno del cantiere Amico & Co. “serve capacità e volontà di decidere; più che di spazi enormi abbiamo bisogno di razionalizzazione. Ci basterebbe per iniziare avere una razionalizzazione di alcune aree e una ricollocazione per le imprese interessate dal nuovo tunnel subportuale. Un nuovo bacino di carenaggio lo abbiamo proposto”.
Per Marco Sanguineri, direttore Pianificazione e sviluppo dell’Adsp di Genova, “è venuto il momento di creare un’istituzione dedicat a questo settore, così come ad esempio per lo shipping esiste l’accademia della Marina Mercantile per la formazione del personale navigante. Penso che questo tipo di esperienza meriti di essere sviluppata per il settore industriale perché sono professionalità che garantiranno il futuro. E’ il momento di progettarlo concretamente”.
A proposito invece di spazi in porto, e in attesa del nuovo Piano regolatore portuale, Sanguineri ha cercato di rassicurare l’associazione spiegando che il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema approvato negli anni scorsi ha individuato aree esterne al porto ma che riteniamo possano essere di interesse portuale e che coinvolgano l’Adsp per attività di co-pianificazione. I colloqui per il Prp con la rappresentanza delle imprese tramite Confindustria (il cui position paper è stato acquisito) e le prospettazioni in esso contenute sono state prese in considerazione sia per nuovi spazi sia per il riordino delle aree che già esistono”.
Anche Piero Pellizzari, Direttore marittimo della Liguria e Comandante della Capitaneria di porto di Genova, ha cercato di portare messaggi di conforto affrontando anche il tema del secondo distributore di carburante agli yacht in porto promosso da Femo Bunker. “Posizionare un distributore di benzina per grossi yacht è complesso, non è assolutamente semplice. Ci sono temi di safety, security, anche sul come far arrivare il carburante, ecc.” ha detto l’ammiraglio. Che ha poi sottolineato come siano aumentate le esigenze di spazi in porto, anche in acqua, perché sono cresciute le dimensioni degli scafi.
“Delle navi lunghe 400 metri ne parleremo sempre di più, anche perché avremo profondità adeguate, ma lo stesso vale anche per navi da diporto da 150 metri sulle quali facciamo le stesse attività di security che avviene per le navi commerciali” ha aggiunto Pellizzari. Che, infine, a proposito di accessibilità nautica, ha rivelato che “è stata appena fatta un’analisi di rischio per vedere se navi da 50-60 metri possono attraccare a Portofino. Lo stesso che è avvenuto a Genova per accogliere le navi portacontainer da 400 metri”.
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