Ferdinando Pilli (Lusben): “Il mercato del refit è in grande crescita”
Confermarsi come il punto di riferimento per motor e sailing yacht nel bacino del Mediterraneo è uno dei principali obiettivi dell’azienda. Prosegue il piano di investimenti per completare la parte di facilities degli equipaggi per rendere più attrattiva la base di Livorno
Fresco di nomina con il ruolo di direttore generale di Lusben, divisione del Gruppo Azimut|Benetti specializzata in attività refit e repair, Ferdinando Pilli avrà la responsabilità di contribuire alla fase di crescita ed espansione della divisione già annunciata nel 2023 con un importante piano di investimenti. Per Pilli di tratta di una sorta di ritorno “Ho iniziato la mia carriera nella nautica 22 anni fa proprio dal refitting con Perini Navi, sento che è la conclusione di un percorso”. Il suo obiettivo è confermare Lusben come il punto di riferimento per motor e sailing yacht nel bacino del Mediterraneo. SUPER YACHT 24 lo ha incontrato in occasione del Monaco Yacht Show per fare il punto della situazione.
Come si sta muovendo il mercato del refit?
“Il mercato è positivo grazie anche ai tanti nuovi modelli che vengono messi in acqua ogni anno. Quando ero in Benetti eravamo arrivati a circa sei unità all’anno per la gamma in acciaio e ben quindici per quella in vetroresina. Sono numeri importanti che inevitabilmente si riflettono sul mondo del refitting. Le prospettive sono di una grande crescita”.
Come viene percepita l’Italia dal mercato del refit?
“C’è stata una fase in cui eravamo visti soprattutto come costruttori e quindi con meno visione sulla vita dello yacht nel lungo periodo e qualche nostro concorrente, soprattutto spagnoli e francesi, ne ha approfittato. Oggi la situazione è cambiata e anche noi abbiamo capito l’importanza del refit e anzi sfrutteremo proprio questo legame con Benetti per cercare di tenere sempre di più le imbarcazioni qui da noi, un’abitudine che ho vissuto quando ero in Perini, un modello che dovremo sicuramente riprendere anche per il motore e, oltre a tutti gli altri superyacht, concentrarci anche nel seguire i Benetti lungo tutta la loro vita, creando una sorta di bollino di qualità”.
Quali sono i prossimi passi da fare per Lusben?
“Sicuramente l’attività più importante sarà andare avanti con il piano di investimenti iniziato un paio di anni fa e che ci vede impegnati soprattutto nel completare la parte di facilities degli equipaggi per rendere sempre più attrattiva la base Livorno, e non solo quella perché ricordo che Lusben è anche a Viareggio e Varazze”.
Come si distinguono le tre basi?
“Offrono gli stessi servizi ma hanno facilities diverse e quindi si distinguono soprattutto per tipologia e target di imbarcazioni che possono ricevere. La sede di Varazze ha una superficie di 7mila mq e può ospitare fino a 10 yacht di 50 metri di lunghezza; Viareggio arriva a 15mila mq e 40 yacht fino a 65 metri. Livorno, grazie al bacino galleggiante, la definirei senza limiti”.
Proprio a Livorno avete di recente inaugurato la nuova fossa di ispezione.
“Sì, è dedicata ai superyacht a vela con deriva basculante lunghi fino a 70 metri, è la più grande di questo tipo oggi disponibile in Mediterraneo e ci consente di ampliare il target dei servizi e assumere nuove commissioni. L’obiettivo è anche diversificare le attività, abbiamo visto che negli anni si era perso il riferimento nel mondo dei grandi yacht a vela e quindi l’azienda ha valutato importante investire in questa facilities che ci permetterà di diventare il nuovo punto di riferimento”.
Cosa distingue Lusben e quali sono i vostri punti di forza?
“Insisto sulle facilities, oggi nessun altro cantiere in Mediterraneo ha tutta questa tipologia di offerta e strutture che vanno appunto dalla fossa d’ispezione alla shiplift da 2.400 tonnellate fino al bacino galleggiante da 18mila tonnellate e all’ex bacino di Livorno che un tempo ospitava le navi e che oggi vogliamo trasformare in un’area di ormeggio per i grandi yacht. Livorno e Viareggio sono città consolidate, offrono a loro volta tutta una serie di opportunità di alto livello per gli equipaggi che devono venire a lavorare da noi”.
Mediamente quanto dura un refit?
“Dipende dal tipo di lavoro, c’è la classica sosta veloce manutentiva dovuta a qualche problema che può durare un mese al vero e proprio refit che prevede anche il rifacimento degli interni, magari opere di allungamento, carpenterie varie e allora può durare anche un anno o 18 mesi”.
Lo yacht più grande su cui avete lavorato?
“Ad oggi direi un 60 metri ma ci sono alcune trattative per allungamenti ben più importanti. Abbiamo un Perini di 56 metri e caso vuole che sia uno di quelli che avevo seguito come project manager quando lavoravo per il cantiere. È una sosta veloce, lo yacht avrà degli impegni ai Caraibi nel periodo natalizio e sfruttano questi due mesi per interventi manutentivi importanti sulla chiglia. L’anno prossimo invece dovrebbero intervenire in maniera più importante perché saranno passati 25 anni dal varo”.
Dopo quanti anni si pianifica il primo refit?
“Quando c’è un equipaggio che fa una buona manutenzione il primo importante step è dopo cinque anni. Secondo i regolamenti è prevista una sosta manutentiva alla quale viene sempre abbinata una ripitturazione dello scafo per sopperire all’inevitabile decadimento. In caso di vendita e cambio armatore è possibile invece che arrivino richieste di stravolgimenti maggiori”.
Quando gli armatori comprano un usato fanno sempre un refit?
“Dipende dai casi: c’è il classico innamoramento e quindi lo yacht rimane come in origine, ma il più delle volte l’armatore intravede l’affare per poterlo riadattare ai propri gusti”.
Le barche più anziane hanno problemi di spazio per ospitare i nuovi impianti?
“Sì, il problema si pone anche laddove ci sono dei regolamenti che cambiano e che impongono degli adeguamenti, anche nell’ambito della sostenibilità. Inevitabilmente quando si mettono le mani su impianti realizzati 20/25 anni e che oggi non sono più disponibili la situazione si complica: nello stesso spazio devo aggiungere qualcosa che magari è cresciuto di dimensioni o che prima non esisteva, penso agli Scr o agli stabilizzatori, ad esempio”.
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