“Contro le emergenze a bordo degli yacht serve più formazione e una preparazione specifica”
Più yacht in mare ma anche più incidenti. Secondo il comandante Rosario Fortuna per contrastare le emergenze a bordo serve investire di più in formazione
Il secondo appuntamento della rubrica di SUPER YACHT 24, che esplora con il comandante Rosario Fortuna le varie problematiche del settore dello yachting, si sofferma sul tema cruciale della formazione.
Negli ultimi anni si è assistito a un significativo aumento delle emergenze a bordo, tra cui incendi, collisioni e incagli, che hanno portato ad affondamenti, in particolare tra i piccoli yacht. Questi eventi, talvolta tragici, sono in gran parte attribuibili all’incremento del numero di yacht in circolazione dopo il periodo post-Covid. Tuttavia, questo aumento non è stato accompagnato da un adeguato potenziamento della formazione degli equipaggi, in particolare per quanto riguarda le figure apicali, quali i comandanti.
Se da un lato nascono scuole dedicate alla formazione degli equipaggi e aumentano i corsi specialistici, la situazione attuale rimane ancora preoccupante per chi cerca un equipaggio realmente competente. Ma come si è arrivati a questo punto?
“Spesso, come freelance, vengo contattato da armatori che si trovano a fronteggiare situazioni incredibili a bordo”, afferma il comandante Fortuna. “Queste problematiche sono spesso il risultato di una gestione affidata a chi ha ottenuto le licenze e le certificazioni necessarie attraverso metodi discutibili, senza accumulare l’esperienza adeguata. In molti casi, queste licenze vengono acquisite in paesi esteri compiacenti, dove i rilasci sono più rapidi, certamente non in Italia. Negli yacht, anche di piccole dimensioni, comandati da queste persone, si verificano situazioni paradossali. Anni fa, su uno yacht poi sequestrato dal cantiere costruttore, mi sono trovato di fronte a un equipaggio composto interamente da membri della stessa famiglia provenienti da un paese dell’Est. Quando ho chiesto di aggiornare l’A.I.S. (Automatic Identification System) prima della partenza, ho scoperto con sorpresa che nessuno di loro sapeva di cosa stessi parlando! Scoprii poi che quell’equipaggio si era reso responsabile della distruzione di una barca del valore di decine di milioni di euro”.
“Molti comandanti stranieri riescono a ottenere ingaggi con armatori del loro paese, anche su imbarcazioni di grande prestigio, nonostante non siano affatto all’altezza del compito” continua raccontando Fortuna. “Per noi italiani, diventare comandante di un piccolo yacht o di una nave implica seguire un lungo e rigoroso percorso formativo, che richiede almeno 3-4 anni in più rispetto a quanto necessario in altri paesi. Spesso, nelle occasioni lavorative, gli stranieri, avvantaggiati dalla padronanza della lingua, riescono a precedere i nostri professionisti, che invece possiedono formazione e competenze superiori.”
Tuttavia, ci sono segnali di cambiamento. Il lavoro di associazioni, enti e scuole sta cercando di mettere in luce e ridurre il sottobosco di ‘licenze’ facilmente ottenibili. Inoltre, alcuni organi di controllo, sensibilizzati sul tema, stanno contribuendo a stanare situazioni che permettono il rilascio di patenti nautiche per mero profitto, che mettono a rischio la sicurezza delle persone: “Esattamente il 15 agosto ero ormeggiato al Pevero, in Sardegna, e ho potuto vedere, in sole 24 ore, ben quattro piccole imbarcazioni incagliarsi sulla secca locale” racconta in proposito il comandante Fortuna.
Il problema, sostiene il comandante, ha soprattutto una dimensione culturale: “Negli istituti nautici statali si studiano ancora solo materie legate ai percorsi mercantili, mentre lo yachting viene completamente ignorato, come se non esistesse un indotto composto ormai da decine di migliaia di iscritti alla Gente di Mare. Quando parlo ai giovani di yachting, rimangono sbalorditi nel constatare che non c’è neppure una pagina nei loro libri che ne parli, né tantomeno insegnanti che trattino la materia. Al contrario, il mio intervento suscita in loro notevole interesse e curiosità. La mancanza di attenzione a questa materia dipende anche dal fatto che pochi insegnanti provengono dal settore marittimo, e tantomeno dallo yachting. È dunque necessario sensibilizzare le istituzioni affinché venga offerta una preparazione specifica per lo yachting, come già fanno molti istituti privati per colmare questo gap,” conclude il comandante Fortuna, che si è già impegnato con un centro formativo a Livorno per contribuire alla diffusione della conoscenza di questa disciplina.
C.G.
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