Roberto Cavalli e la sua grande passione per gli yacht raccontata da Tommaso Spadolini
In ricordo dello stilista fiorentino tanti dettagli dei suoi yacht più famosi
Fra le passioni dello stilista Roberto Cavalli, scomparso venerdi 12 aprile, al primo posto c’era sicuramente la moda di cui si circondava anche a bordo dei suoi yacht, altra grande passione che amava personalizzare con la sua inconfondibile cifra stilistica dai toni forti e richiami animalier.
I due più famosi yacht che gli sono appartenuti, l’RC e il Freedom, sono la prova di come il suo stile pervadesse tutta la sua vita; per progettarli lo stilista fiorentino aveva voluto l’architetto Tommaso Spadolini.
Per il primo, 41 metri costruito da Baglietto nel 2000, la linea disegnata da Spadolini è contemporanea, sportiva ed elegante. Lo yacht RC, che ha ospitato sfarzosi party a cui hanno partecipato le celebrity dello star system mondiale, ha due ponti, cinque cabine per dieci ospiti con master suite sul ponte principale e prestazioni molto elevate grazie alle tecnologie più all’avanguardia del tempo in temini di strumentazioni ed optional. Qui il richiamo animalier amato dallo stilista è evidente soprattutto in un tavolo da pranzo in madreperla con sedie decorate con il motivo del pitone, presente in tutti gli interni dello yacht. Altra grande particolarità di RC era, al tempo, il colore cangiante del suo scafo che a seconda della luce del sole poteva apparire in sfumature che andavano dal bordeaux al viola.
Per l’altro yacht, il Freedom, la collaborazione fra Tommaso Spadolini e Roberto Cavalli si rinnovò nel 2016 ma questa volta, spiega l’architetto in un suo scritto, lo yacht non era voluto per ospitare feste, ma per crociere strettamente private con la sua compagna, tre membri dell’equipaggio, massimo quattro ospiti e i suoi due cani Lupo e Lapo.
Avendo la patente nautica, Cavalli voleva anche un’imbarcazione più piccola per essere più vicino all’acqua e poterla guidare da solo, ideale era quindi una lunghezza al galleggiamento di 24 metri o meno. Lo yacht doveva inoltre essere in grado di raggiungere i 40 nodi: da lì i tre motori Man accoppiati a tre idrogetti KaMeWa e una costruzione leggera in alluminio e fibra di carbonio.
Lo stilista desiderava la sua suite su un livello rialzato dietro la pilothouse – novità assoluta per yacht di queste dimensioni – con vista sul mare a 360° e ventilazione naturale. Spadolini ideò quindi una disposizione su più livelli con il salone principale sul ponte principale a poppa, con la suite armatoriale situata quattro gradini più in alto, allo stesso livello della pilothouse. Le peculiarità di Freedom sono rappresentate anche dall’accogliente salotto sul sundeck con accesso privato dalla suite armatoriale e, fra quelle più difficili da realizzare, l’abbassamento dell’altezza del ponte: una sfida ingegneristica – sottolinea l’architetto – dato che la sala macchine tre si trova proprio sotto di esso.
In termini di design esterno Roberto Cavalli desiderava qualcosa di sportivo e aggressivo che riflettesse il suo personale approccio alla vita in mare e la sua forte personalità. “Per dirla con le sue parole – ricorda Spadolini, voleva una barca che Batman avrebbe guidato!”. Furono quindi sviluppati diversi profili prima di finalizzare lo stile esterno con due ampi archi che incorniciano il pozzetto di poppa e che aiutano a proteggere lo spazio dal vento e infine, per enfatizzare e trasmettere la natura sportiva dello yacht, venne deciso di dipingere lo scafo di nero metallizzato e la sovrastruttura di grigio scuro metallizzato.
Sebbene fossero stati contattati diversi cantieri per la costruzione dello yacht, Cerri Cantieri Navali (Ccn) fu l’unico disposto ad accettare il rigido programma di costruzione di soli 14 mesi nell’ambito della sua linea Fuoriserie.
“Roberto Cavalli – continua l’architetto Spadolini – da creativo quale era aveva voluto occuparsi personalmente del design degli interni scegliendo anche tutti i materiali, finiture ed accessori e il mio aiuto era importante per assicurarsi che i mobili scelti si adattassero correttamente allo spazio disponibile. Cavalli scelse molte stampe africane in pelle per la tappezzeria, i copricuscini e i copriletti – tema ricorrente nelle sue collezioni di moda – e, da appassionato di fotografia, volle le paratie decorate con le foto panoramiche che aveva scattato durante i suoi viaggi. Il risultato finale lo rese felicissimo.”.
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