Pasquale di Napoli: “Vi presento il nuovo progetto Cantieri di Puglia”
Parla l’imprenditore attivo nella costruzione di scafi e sovrastrutture in Toscana e in Puglia con Sicmi Service Srl, direttore di Sea Style Company Spa e presidente di Confindustria Taranto, sezione Metalmeccanica e Navalmeccanica
La realizzazione dei Cantieri di Puglia, prevista davanti al Mar Piccolo di Taranto, è un progetto articolato e lungimirante che punta innanzi tutto a conservare l’importanza italiana nella nautica superando le attuali criticità di spazi e di supply chain rilanciando nel contempo la città. Ne parla in questa intervista a SUPER YACHT 24 Pasquale Di Napoli, uno degli attori di questa iniziativa, imprenditore attivo nella costruzione di scafi e sovrastrutture in Toscana e in Puglia con Sicmi Service Srl, direttore di Sea Style Company Spa e presidente di Confindustria Taranto, sezione Metalmeccanica e Navalmeccanica.
Di Napoli, la sua azienda lavora per alcuni fra i primi cantieri al mondo; quali sono i lavori più rilevanti che avete realizzato e a cosa state lavorando in questo momento?
“Da 20 anni, con i nostri stabilimenti a Marina di Carrara, siamo costruttori e primi fornitori per il Gruppo Azimut Benetti per il quale abbiamo lavorato alla creazione di due dei tre giga yacht che hanno scritto la storia della yachtistica italiana: l’Fb275, di cui abbiamo realizzato interamente scafo e sovrastruttura, e l’Fb272, per il quale abbiamo ultimato le attività nella parte della sovrastruttura in alluminio. Dal 2017 lavoriamo anche per Sanlorenzo Yacht seguendo tutta la sua linea 44 Alloy, giunta oggi al dodicesimo esemplare. Dal 16 maggio scorso abbiamo inoltre acquisito la commessa per la costruzione a Taranto di tre 50 metri di Benetti, presso la società Sgm, nostra azienda partner: la costruzione del primo superyacht è già iniziata, quella de secondo.Intanto a Carrara abbiamo due 63 metri di Benetti e due Sanlorenzo di 44 metri. Tra diretti e indiretti abbiamo complessivamente circa 250 persone al lavoro”.
Da cosa prende spunto il progetto dei Cantieri Di Puglia che la vede impegnata come Sea Style Company insieme a Alba Holding?
“Dal voler rispondere alle esigenze del settore in Italia. La nautica, come è noto, sta continuando a crescere; nel 2022 il volume di affari è stato di 7 miliardi di cui 4.7 riguardano le nuove costruzioni. Inoltre il 49% degli yacht sopra i 24 metri sono costruiti in Italia, in un segmento di 80 km di costa da Livorno a La Spezia e in parte minore sull’Adriatico. Oggi le esigenze dei cantieri clienti sono due: la collocazione sul mare e la soluzione del problema della supply chain, ormai al collasso. Per venire incontro a queste necessità abbiamo chiesto e ottenuto una concessione a Taranto su una superficie di 60.000 metri quadrati che ha un indice di fabbricabilità del 50% (fino a 30.000 metri quadrati).”
Quali sono i diversi step e gli obiettivi del vostro progetto?
“Il progetto Cantieri di Puglia, portato avanti da noi come Sea Style Company per il 60% e da Alba Holding Srl per il 40%, per il quale siamo comunque aperti ad eventuali partner industriali, è attualmente in Conferenza di Servizi. Auspichiamo di avere entro metà ottobre il permesso a costruire con inizio lavori nel primo quadrimestre 2024 e consegna in due anni e mezzo. Sono previste due fasi: la prima, che stiamo approntando, riguarda la costruzione di due capannoni per 10.000 metri quadrati complessivi di copertura sul mare con tutte le specifiche richieste dalla yachtistica: altezze di 30 metri, larghezza di 35 metri e 130 metri di lunghezza. L’investimento ha un valore di circa 63 milioni di euro (di cui 6 milioni per la ricerca e lo sviluppo). La seconda fase, in affiancamento alla prima, prevede la costituzione di un brand “Cantieri di Puglia” per la costruzione di yacht – assolutamente non in concorrenza con i nostri clienti per la dimensione più piccola – e in una chiave innovativa e green sia nella motorizzazione che nei materiali utilizzati.”
Investire in una Zes concretamente quanto vi agevolerà?
“E’ previsto un credito di imposta del 50% sugli investimenti effettuati anche in infrastrutture. C’è poi il vantaggio del commissario unico che riesce a farci ottenere in un’unica conferenza tutte le autorizzazioni per poter costruire.”
Quali plus offre Taranto per ottenere l’autorizzazione di un progetto per la nautica di questa portata?
“La collocazione sul mare della città, i 940 chilometri di costa della Puglia, il personale altamente specializzato formato e in formazione presso l’Arsenale Militare, le acciaierie che potrebbero far utilizzare il materiale a chilometro zero, le maestranze anche in campo motorizzazione grazie ai Cantieri Tosi di Franco Tosi, ideatore dei motori marini. In sostanza la vera cultura del mare. C’è poi la forza del background della nostra azienda.”
Attraverso Confindustria, che lei rappresenta per questo settore, quali iniziative sono previste a supporto del progetto Cantieri di Puglia?
“Con l’associazione stiamo lavorando alla creazione di un cluster di aziende specializzate in attività complementari a quella di costruzione scafi e sovrastrutture – come già esiste in Toscana – che possano essere a disposizione del cliente nella fase di stazionamento dell’imbarcazione nel cantiere. Il cluster fornirà la possibilità al cantiere cliente di avere una serie di lavorazioni a caldo (impianto elettrico, tubazioni etc.) con le quali aumentare il livello di finitura per avere un prodotto già pronto per le ultime e più nobili fasi di stuccatura e di arredo; inoltre riducendo i tempi di lavorazione il cliente potrà accelerare le vendite. In un secondo momento potremmo, in collaborazione con lui, pensare addirittura di arrivare alla lavorazione completa della barca avvalendoci delle eccellenze del territorio”.
L’area dei Cantieri Di Puglia è adiacente a quella dove Ferretti Group realizzerà il suo stabilimento; potranno crearsi sinergie?
“L’avvio dell’attività del Gruppo Ferretti può aprire molte opportunità a entrambe le realtà. ll cluster di aziende specialiste potrebbe essere infatti a disposizione anche del Gruppo anconetano evitando i trasferimenti delle aziende dal suo quartier generale e i relativi costi.”
A fronte di questo vostro grande impegno c’è evidentemente una visione ottimista sul futuro del comparto, è così?
“Oggi il 90% delle imbarcazioni sono attive nel charter. L’armatore infatti si costruisce la barca, la tiene per i mesi in cui vuole utilizzarla e poi la noleggia; per lui diventa quindi un business, un investimento. L’armatore di oggi in media ha un età che va dai 35 ai 45 anni, è in prevalenza americano, magari fondatore di star-up poi vendute ai fondi con enormi guadagni e si approccia al mare come al real estate, chiedendo una ‘villa’ da portare via mare nei posti che più preferisce. E’ prevedibile che dopo il primo superyacht ne voglia uno ancora più grande e così via aprendo davanti a sé un orizzonte di investimenti di circa 20 anni; l’unica forma di crisi che vedo in questo settore è l’attuale mancanza di spazi per andare incontro alle sue esigenze.”
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