Rixi: “Sui titoli professionali della nautica stiamo concludendo l’iter”
Il viceministro ai Trasporti ha rilevato che l’iter iniziato lo scorso dicembre è ritardato anche per un errore su una risposta commessa da uno dei diversi ministeri coinvolti
Manduria (Taranto) – La riforma dei titoli professionali nella nautica da diporto sembra essere in dirittura d’arrivo. Buone notizie in tal senso dovrebbero essere annunciate già in occasione del prossimo Salone Nautico Internazionale in programma a Genova dal 21 settembre prossimo.
Parlando di occupazione a bordo in occasione di un evento organizzato in Puglia, a Manduria (Taranto), dall’associazione della logistica Alis, il viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, ha detto che per semplificare certi processi “ci vorrebbe una riforma vera della pubblica amministrazione. Sui titoli della nautica da diporto – ha precisato – stiamo concludendo un iter che è partito a dicembre ma che è rimasto fermo un mese e mezzo perchè un ministero ha sbagliato a dare una risposta, ha dovuto rifare l’istruttoria e ci abbiamo messo un mese di più”.
Rixi ha poi aggiunto: “Ne ho parlato anche al Cipom (Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare, ndr): il Ministero del Mare può servire a creare una situazione per cui c’è una condivisione degli obiettivi fra i vari ministeri. Seduti tutti intorno a un tavolo ci si può mettere tutti d’accordo magari in due ore invece che in sei mesi”.
Queste riflessioni sono arrivate a valle di un ragionamento con cui l’armatore di navi mercantili Emanuele Grimaldi, intervistato da Bruno Vespa insieme allo stesso viceministro Rixi, ha spiegato come servano nuovi progetti e misure specifiche per invogliare i giovani a intraprendere la carriera in mare.
“Sicuramente c’è bisogno di fare un’azione di marketing” ha affermato Rixi, aggiungendo a proposito delle nuove generazioni che “tutti vogliono andare a fare l’avvocato ma nessuno il capitano o l’ufficiale imbarcato. Non è detto che quando uno si laurea e va a lavorare come avvocato guadagni di più dell’ufficiale o del comandante. Molto spesso non è così”.
L’esponente leghista di Governo a proposito di occupazione a bordo ha sottolineato che “cercare di semplificare anche sui titoli di imbarco ci può consentire in qualche modo quell’osmosi della possibilità di imparare a bordo un mestiere e poi dopo qualche anno trasferirlo nel turismo sul continente. Aprendo un ristorante, gestendo un hotellerie. Il problema che abbiamo, come sempre nel nostro Paese, è che le cose semplici sono molto complicate nel senso che ad esempio i corsi di formazione non dipendono solo da un ministero ma da una pluralità infinita di ministeri (7/8 alcune volte, altre volte 5) per cui per andare a modificare i vari percorsi ci vogliono delle intese molto complesse da fare”.
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