Ispezioni sugli yacht e riflessi legali: “Non bastano le tecnologie”
Sul mercato si sono affacciati ultimamente molti “esperti” autoproclamati, che eseguono perizie e ispezioni su yacht in modo approssimativo generando confusione e sfiducia
Genova – Clever Synergy e Camera Vernetti Shipping Lawyers, nello spazio di Genova for Yachting (consorzio in cui lo studio legale è entrato a far parte pochi giorni fa) dell’Ocean Race live park hanno radunato un buon numero di addetti ai lavori per un momento di confronto dedicato a “Tecnologie ispettive e qualità attese nello yachting: aspetti tecnici e risvolti giuridici”.
Clever Synergy, nata nel 2015 come spin-off di uno studio di ingegneria, fornisce servizi tecnico-gestionali in campo industriale, nautico e marittimo ed è certificata per l’esecuzione di controlli non distruttivi e misurazioni di spessore da tutti i principali registri di classifica.
Il suo direttore tecnico Federico Sommella, ingegnere navale, ha aperto spiegando come l’attività della sua azienda, che lavora sia per armatori che cantieri – di nuova costruzione e refit – sia complementare a quella dei periti.
“Tra i metodi che usiamo quotidianamente per verificare i manufatti metallici si va da quelli superficiali relativamente semplici, come liquidi penetranti e particelle magnetiche, ai più complessi controlli volumetrici come ultrasuoni e radiografie. Così possiamo verificare la qualità di saldature e forgiati, oltre che monitorare gli effetti della corrosione sulle lamiere dello scafo. Anche per la valutazione strutturale dei materiali compositi utilizziamo strumenti come termocamere ad infrarossi e misuratori d’umidità oltre ai difettoscopi ultrasonori” ha esordito Sommella.
Il punto però non è solo la “semplice” esecuzione strumentale delle verifiche tecniche, bensì come interpretare la mole di dati che le nuove tecnologie consentono di ottenere nei vari processi di produzione o refit di uno yacht e, soprattutto, guidare le parti interessate alla loro analisi: “Dobbiamo – ha proseguito – scegliere i metodi più efficaci, lavorare insieme ai periti e ai registri di classe, definendo i criteri di accettabilità più adeguati e garantendo la fruibilità dei dati e la trasparenza dei risultati”.
Proprio qui è necessario quel valore aggiunto che solo professionisti esperti e affidabili possono dare. Altrimenti, ha concluso Sommella, si rischia un ampio ricorso al contenzioso legale, con tutto ciò che ne consegue.
L’ “andare per avvocati” dovrebbe far felice Cecilia Vernetti, eppure l’esordio del legale, scherzoso ma non troppo, è stato onesto: “Dobbiamo cercare di lavorare insieme per limitare le controversie: cantieri, tecnici, periti e avvocati devono cooperare il più possibile”.
La Vernetti ha sottolineato le notevoli differenze tra il sistema giuridico italiano e quello inglese in materia di contratti di vendita o appalto di yacht: “Nella legge inglese la volontà dei soggetti coinvolti è sovrana: in pratica in un contratto le parti sono molto più libere di inserire le clausole che ritengono, se c’è mutuo consenso. Quella italiana invece è più restrittiva, quindi può accadere che eventuali clausole di esclusione o limitazione della garanzia in caso di vizi occulti che si manifestino dopo la consegna di uno yacht vengano dichiarate nulle: per questo servono maggiori controlli per scoprire gli eventuali vizi prima”.
Durante l’evento è emerso come purtroppo sul mercato si siano affacciati ultimamente molti “esperti” autoproclamati, che eseguono perizie e ispezioni su yacht in modo approssimativo, generando confusione e sfiducia.
In conclusione i relatori hanno convenuto sulla necessità di usare le nuove tecnologie per le ispezioni soprattutto in funzione preventiva di possibili problemi successivi, coinvolgendo solo professionisti qualificati, che siano in grado non solo di selezionarle e utilizzarle ma di interpretare i dati in modo corretto.
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