Alla Corte Ue la soluzione per il sailing yacht ‘A’ fermato a Trieste
Il Tar del Lazio non si pronuncia sul ricorso contro il ‘congelamento’ dello yacht, riconducibile all’oligarca Melnichenko e rimette il caso alla Corte europea
Da quindici mesi ormeggiato, prima nell’Arsenale San Marco ed ora nel golfo di Trieste, lo spettacolare ‘Sailing Yacht A’ disegnato da Philippe Stark e costruito dal cantiere tedesco Nobiskrug per l’oligarca russo Andrey Melnichenko non smette di far parlare di sé.
La nave, ‘congelata’ dal lato amministrativo da marzo 2022 e sotto tutela dello Stato a Trieste, è stata oggetto di ricorso al Tar contro il ministero dell’Economia e delle Finanze, il Comitato di sicurezza finanziaria e l’Agenzia del demanio da parte di cinque società estere rappresentate da illustri studi legali italiani al fine di chiedere l’annullamento del provvedimento, ma – informa il quotidiano Il Piccolo – la seconda sezione del Tribunale Amministrativo Regionale ha emesso un’ordinanza con la quale ha ritenuto di non pronunciarsi nel merito del ricorso, rimettendo il giudizio alla Corte di giustizia Ue, cui è stata disposta la trasmissione di copia dell’ordinanza e del fascicolo di causa.
Più precisamente, riguardo alle cinque società estere ricorrenti attraverso i loro legali rappresentanti pro-tempore – spiega il quotidiano triestino – quattro di queste «svolgono attività di natura commerciale» e sono «controllate interamente» da una quinta società con sede alle Bermuda, che, a sua volta, «è stata conferita all’interno di un trust», il cui attuale trustee (il gestore) è una società fiduciaria di diritto svizzero, «ricorrente unitamente» alle altre realtà citate (i cui nomi rimangono ignoti perché nel testo sono coperti da omissis).
È stata quindi disposta, in attesa della pronuncia della Corte europea, la sospensione del giudizio.
Ricordiamo che la vicenda che riguarda il sailing yacht più grande del mondo la cui proprietà sarebbe riconducibile – secondo le autorità italiane – agli interessi dell’oligarca russo Andrey Melnichenko, è stata sottoposta al provvedimento come conseguenza delle sanzioni disposte dall’Ue nei confronti di molte personalità considerate vicine a Vladimir Putin a seguito dello scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina.
Il congelamento amministrativo di ‘A’ , secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere costato fino ad oggi allo Stato italiano, e precisamente all’Agenzia del Demanio – che ne deve garantire la sicurezza e il mantenimento e quindi sostenere tutte le spese per l’equipaggio, il funzionamento, la manutenzione, la pulizia – tra gli 11 e i 12 milioni di euro, considerando che per un’imbarcazione di questo tipo, del valore di 530 milioni di euro, il costo per la custodia è stimato in 750-800 mila euro al mese.
Il suddetto ingente importo del costo finora sostenuto a causa del ‘congelamento’, che ne limita l’utilizzo da parte della proprietà, dovrebbe essere restituito allo Stato italiano al termine del provvedimento, ma lo scenario attuale dato dalla guerra in corso che coinvolge i rapporti fra Ue e Federazione Russa non consente di stimare una data per la soluzione di questo problema.
La nave per ora rimarrà quindi nel golfo giuliano e, conferma la Capitaneria di porto di Trieste guidata da Luciano Del Prete, rimane in vigore l’ordinanza che ne determina la sicurezza; non sono previste, almeno per il momento, modifiche.
Attorno alla vicenda resta come sempre il massimo riserbo: il direttore dell’Agenzia del Demanio del Friuli Venezia Giulia, Alessio Casci, spiega infatti che «non risulta alcuna variazione legata all’assetto proprietario della nave, in quanto il bene è congelato» e ribadisce che «continua la necessaria riservatezza nella gestione dell’imbarcazione».
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