“Serve un new deal per i porti turistici italiani”
L’appello è stato lanciato da Assomarinas che stila l’elenco dei desiderata per sostenere la filiera degli scali per yacht e navi da diporto
Assomarinas, l’Associazione italiana porti turistici aderente a Confindustria Nautica e a Federturismo Confindustria, anche in vista delle prossime iniziative del ‘Tavolo dell’Economia del Mare’ di Confindustria, lancia un appello al Governo e alle Regioni per un ‘New Deal’ per le imprese portuali turistiche che consenta loro di adeguarsi alla ripresa del turismo nautico.
“La pianificazione costiera regionale rappresenta l’elemento cardine del futuro sviluppo della portualità turistica italiana, congiuntamente alla pianificazione portuale operata dalle Autorità di sistema che regolano i porti commerciali, in cui nuovi spazi per la nautica da diporto possono essere recuperati” afferma il presidente Roberto Perocchio. “Tale programmazione deve essere però prudente e tener conto del fatto che molte imprese portuali turistiche nello scorso decennio sono fallite e sono ancora molte le strutture che hanno bisogno di essere recuperate e rilanciate: un’ operazione che a fronte di un eccesso di offerta non si rivela semplice da realizzare”.
Secondo Assomarinas “il numero di nuove immatricolazioni nautiche sul mercato nazionale è ancora basso, solo 242 nel 2021, sono state 20.000 le imbarcazioni cancellate dai registri nazionali nel periodo di declino del settore e se poi si fa riferimento alla crescita del numero di superyacht in costruzione occorre rammentare che a livello mondiale le unità di questo tipo entrate nel mercato internazionale nel 2022 sono state solo 174, numero dal quale peraltro vanno sottratte circa 50 demolizioni. Pertanto la pianificazione dei punti di ormeggio per grandi navi da diporto necessita solo di piccoli incrementi percentuali in relazione alle unità superiori ai 24 metri”.
Per un pieno rilancio degli investimenti nella portualità turistica italiana occorrono secondo l’associazione “ancora chiare prese di posizione governative, come richiesto anche da Confindustria Nautica: una disciplina concessoria specifica, che integri l’attuale DPR 509/97 e in particolare l’art. 10 per la rimodulazione delle concessioni esistenti, una quantificazione dei canoni demaniali che riconduca il settore al precedente DM 343/98 che teneva conto dei tempi morti di realizzazione e restauro di una struttura portuale turistica e un provvedimento normativo di saldo e stralcio che consenta di concludere i lunghi contenziosi ancora in corso in materia di canoni non predeterminati sorti dopo l’introduzione dei nuovi canoni della legge 296/2006, commi 251 e 252”. Per Assomarinas le strutture per l’ormeggio delle unità nautiche da diporto vanno, inoltre, ricondotte a una classificazione catastale E1 per le loro caratteristiche di impianti di pubblico interesse che alimentano l’economia del territorio su cui insistono. “Troppi porti turistici sono ancora strangolati dalle procedure di approvazione e svolgimento dei dragaggi, nonostante le quantità di sedimenti trattate siano irrisorie e pulite e meritino una disciplina di immediata semplificazione. Inoltre, nell’ambito del PNRR – conclude Perocchio – vanno riservati espressamente maggiori fondi agli investimenti caratteristici delle nostre imprese portuali turistiche: il rafforzamento delle dighe foranee e dei frangiflutti galleggianti per far fronte ai cambiamenti climatici, la sostituzione dei pontili ed il potenziamento degli impianti elettrici, la copertura delle aree comuni con pannelli fotovoltaici, l’ammodernamento delle attrezzature per l’assistenza alle imbarcazioni e il potenziamento delle connessioni telematiche”.
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