Cantiere del Pardo verso la quotazione e Quick pronta a una nuova acquisizione
Private equity a confronto con i cantieri navali: la nautica è tornata ad attrarre l’interesse degli investitori finanziari
Milano – Oltre a fornire i numeri sul comparto della nautica in Italia e nel mondo, la presentazione del report intitolato ‘The state of the art of the global yachting market’ che Deloitte ha preparato per Confindustria Nautica a Milano è stato un interessante momento di confronto fra industria della cantieristica e finanza dal quale è emerso che i due comparti si guardano con interesse.
Michele Semenzato, managing partner di Wise Equity (fondo di private equity che a fine 2020 ha rilevato il controllo di Cantiere del Pardo), ha spiegato che rispetto al recente passato “la situazione è molto cambiata. Venivamo da un periodo con molti investimenti e qualcuno si era scottato. La ciclicità percepita come estrema della nautica rifletteva numeri particolari mentre ora il settore ha grandissime opportunità per esprimere la resilienza in questo momento economico. In questo momento la finanza sta tornando ad apprezzare il segmento”. Per Cantiere del pardo l’ipotesi di quotazione è seriamente presa in considerazione ma avverrà “quando i mercati si stabilizzeranno”.
Marzia Bartolomei Corsi, senior partner di Fondo Italiano Investimento Sgr (fondo che lo scorso agosto insieme ad Armònia Sgr ha acquisito la maggioranza di Quick, gruppo attivo nella produzione e commercializzazione di equipaggiamenti per la nautica da diporto), ha parlato della nautica come di un settore “più solido, sano e promettente”, dove la ciclicità preoccupa meno perché “il leasing nautico in passato finanziava il 100% dell’imbarcazione, oggi non si va oltre il 30-40%”. Minori sono i rischi dunque di una bolla speculativa. Proprio Quick “spera a breve di poter annunciare un’importante acquisizione nella componentistica” ha aggiunto Corsi, secondo la quale “spesso anche nella nautica esistono realtà eccellenti ma di dimensioni piccola, a conduzione famigliare, con concentrazione di clientela” e “l’ingresso di un fondo aiuta a strutturare l’azienda, attrarre talenti e garantire le risorse straordinarie per fare acquisizioni”. La finanza e gli investitori istituzionali possono essere poi d’aiuto per investire anche nel potenziamento della capacità produttiva, in nuove tecnologie e non solo in M&A. La componentistica e accessoristica nella nautica sembrerebbe secondo la senrio partner di Fondo Italiano d’Investimento “poco adatta a una Ipo (quotazione in Borsa, ndr)”.
Dario Cenci, senior partner di Armònia, vede fra i plus della nautica la “forte esposizione all’export e quindi la naturale diversificazione in vari mercati e il fatto che sia spesso organizzata in distretti industriali. Questo per investitori in mid cap è un fattore positivo perché aiuta il consolidamento mirato a valorizzare il made in Italy”.
I rappresentanti dei cantieri (Barbara Amerio di Permare, Maurizio Balducci di Overmarine, Carla Demaria di Sanlorenzo, Stefano de Vivo di Ferretti Group, Fabio Planamente di Cantiere del Pardo) hanno messo in evidenza opportunità e minacce del mercato della nautica citando fra le prime il numero crescente di grandi ricchi, un minimo tasso di penetrazione di quel mercato potenziale e nuove regioni emergenti, mentre tra i secondi spiccano le criticità negli approvvigionamenti che hanno imposto una ancora maggiore flessibilità, un limite di spazi e infrastrutture che non consentono di ampliare le produzioni e la scarsità di manodopera specializzata. Tutti i cantieri stanno progressivamente cercando di integrare verticalmente le rispettive filiere.
Barbara Amerio ha detto di aver “studiato il percorso per la quotazione” e di aver “apprezzato gli aspetti legati alla trasparenza e all’obbligo di avere un bilancio di sostenibilità. Scuole di borsa come Elite dovrebbero essere fatte a prescindere poi dalla scelta o meno di quotarsi. Secondo il suo punto di vista “la nautica italiana potrebbe costruire di più” ma “ci sono limiti imposti dagli spazi disponibili. I distretti produttivi dovrebbero crescere per poter accontentare la domanda”.
Carla Demaria ha affermato: “Non posso che sponsorizzare l’ingresso in Borsa. E’ un peccato che molti pensino non sia un passo necessario se un’azienda ha i soldi. E’ necessatio un rigore che è molto utile al management dell’azienda. Anche sulla sosteniblità la Borsa ti fa pensare oltre, dichiari gli obiettivi, li misuri”.
De Vivo ha portato l’esempio del Gruppo Ferretti che ha scelto la “quotazione a Hong Kong per fare altre vertical integrations. Avevamo 100 milioni in cassa ma con l’Ipo ne abbiamo raccolti altri 230 milioni”. Fra le integrazioni portate a termine sono state citate quella delle società Fratelli Canalicchio e Masello, meno recentemente Zago.
Pragmatico ed efficace il commento di Maurizio Balducci che, a proposito del timing d’investimento previsto dai fondi di private equity (3-5 anni) ha sottolineato come oggi “ci vogliono 40 mesi per costruire una barca”. L’invito sottinteso era quello di avere un orizzonte temporale più lungo: “Non solo parlare di finanza ma anche continuare a fare barche e vederle costruite” è stato l’appello rivolto agli investitori.
Secondo Fabio Planamente nel caso di Cantiere del Pardo “la fortuna è stata quella di trovare un partner (Wise Equity, ndr) che volesse conoscere il mercato. Il fondo ha dato valore aggiunto: ci ha permesso di avere affianco qualcuno con cui confrontarsi non solo sul prodotto ma anche analizzare gli aspetti finanziari. Come usare la finanza e come gestirla.
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