Gino Battaglia: “Quel (poco) che manca ancora ai comandanti e ai cantieri italiani”
Intervista all’esperto presidente di Italian Yacht Masters che traccia un bilancio sui primi 10 anni dell’associazione guardando a ciò che è migliorato per la categoria
Porto Ercole (Grosseto) – Il Captain’s Day organizzato presso l’Argentario Golf Resort è stato l’occasione per celebrare i primi 10 anni dell’associazione Italian Yacht Masters “nata per imparare” come ha spiegato il suo presidente Gino Battaglia. L’esperto comandante, appena rientrato peraltro da un trasferimento da Dubai all’Italia (precisamente al Marina di Loano) con 4.860 miglia nautiche navigate sul ponte di comando del Serenity J (un Amels di 55 metri da poco passato di mano), con SUPER YACHT 24 ha tracciato un bilancio sui primi 10 anni di Italian Yacht Masters e su quanto l’associazione sia riuscita a migliorare l’immagine dei comandanti italiani di super yacht.
Presidente Battaglia in 10 anni cosa è cambiato nella figura del comandante? La percezione oggi è davvero migliorata secondo lei?
“È cambiata la considerazione del comandante italiano all’estero, hanno capito che siamo anche noi fortemente preparati. C’è sempre da lavorare ancora sui dettagli: la lingua inglese da parlare meglio, impararne magari un’altra in più di lingua straniera, ma si sono aperte molte più opportunità di lavoro perché ci considerano in modo diverso. Questo per noi di Italian Yacht Masters è già un grande risultato.”
Dalla vostra conferenza è emerso che i comandanti dovrebbero anche imparare a “vendersi” meglio, è d’accordo?
“Questo sì e lo abbiamo detto anche durante la nostra assemblea generale. Noi vendiamo un prodotto, le nostre capacità. Per cui bisogna sapersi ben presentare, essere pronti a far capire all’armatore quello che veramente siamo capaci di fare, senza paura. E secondo ma apprezzeranno questa apertura verso il nostro modo di essere.”
Guardando al futuro della vostra professione cosa la preoccupa?
“Mi preoccupa il fatto che le barche diventano sempre più grandi, i comandanti non possono più lavorare in permanenza ma devono essere fatti in rotazione, per cui dev’esserci ancora più preparazione perché la tecnologia cammina velocemente.”
I nuovi armatori quali particolarità hanno?
“I nuovi armatori conoscono tutto. Sono capaci di conoscere com’è fatto un prodotto, com’è fatto un motore, cosa devi cambiare, quante ore devi fare le manutenzioni, per cui anche noi dobbiamo avere un’infarinatura generale anche tecnica, non solo competenze ed esperienza in materia nautica.”
Secondo il suo esperto punto di vista nella costruzione di super yacht i cantieri italiani hanno davvero raggiunto un livello qualitativo pari ai competitor del Nord Europa o manca ancora qualcosa per arrivarci?
“Io penso, avendo fatto barche all’estero, che gli italiani oggi come oggi abbiano raggiunto veramente un grande livello tecnico. Non siamo molto lontani secondo me dalla stessa tecnica straniera; quello che a noi manca è il raggiungimento del grado di affidabilità che hanno loro nel mercato.”
Affidabilità intesa come?
“In termini di after sales, di seguirli dopo che la barca è costruita, di seguirli quando ci sono dei problemi, ma secondo me i cantieri italiani hanno fatto dei grandi passi avanti anche in questo.”
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Italian Yacht Masters festeggia 10 anni: “Nulla da invidiare ai comandanti esteri”