Deprati (Baglietto): “Accordo con una società britannica e produzione Bertram a Carrara”
Intervista all’a.d. del cantiere spezzino che rivela una partnership con Marine Specialized Technology Group per nuovi battelli militari e delinea le nuove tendenze di mercato emerse dopo gli ultimi saloni
La Spezia – L’amministratore delegato di Baglietto, Diego Michele Deprati, in questa intervista esclusiva a SUPER YACHT 24 parla delle ultime novità del gruppo, anticipa alcune tendenze, annuncia la sottoscrizione di nuovi accordi con società estere, fissa obiettivi precisi per il nuovo segmento Bertram e delinea strategie per affrontare il futuro prossimo. A partire dalla nuova collaborazione con società inglese M.S.T. (Marine Specialized Technology Group) di Liverpool che produce battelli militari ad alta velocità e ad altissimo contenuto tecnologico per il mercato globale della difesa.
Deprati al termine dei tre saloni nautici di Settembre quale indirizzo futuro avete percepito?
“Quello che le richieste dei clienti di qualsiasi età, anche dei più giovani, sono sempre più orientate alla riscoperta della barca come mezzo ideale per trascorrere e valorizzare il tempo con la propria famiglia e con gli amici fuori dalla frenesia quotidiana, con ciò superando la tendenza del passato all’ostentazione del lusso. Gli sfarzi eccessivi e inutili scompaiono a favore di una scelta funzionale e confortevole. Stiamo quindi indirizzando i nostri prodotti e il nostro design ancor più verso questi concept, già interpretati dai nostri due cavalli di battaglia lanciati due anni fa: la serie T52 e la serie Dom.”
Baglietto in questo momento quanti e quali super yacht ha in conto produzione?
“Otto esemplari del T52 e altri otto del Dom: consideri che sono tutte barche vendute su progetto perché a essere sceso in acqua – privatamente, nel luglio scorso – è stato solo il primo Dom. Queste due linee ci daranno ancora molte soddisfazioni nel tempo, ma stiamo comunque già lavorando sul restyling di questi modelli che usciranno nei prossimi uno/due anni. In costruzione in conto cantiere abbiamo poi il T60, l’ammiraglia presentata a Monaco che ha avuto già diverse manifestazioni di interesse.”
Sul vostro capannone sono ben visibili numerosi led attivi, a cosa servono?
“Al nostro progetto di alimentazione a idrogeno sugli yacht. Per essere adeguati fin dall’inizio abbiamo generato un ciclo virtuoso ricoprendo i capannoni di pannelli fotovoltaici arrivando a produrre in estate fino a 2 megawatt. Fra pochi mesi metteremo in funzione il prototipo nel nostro stabilimento per verificare l’efficienza e la funzionalità per i clienti che intendono adottare questo sistema. Riteniamo che a partire dal 2027 questa componente a idrogeno potrebbe essere installabile sul T60 – che, oltre alla predisposizione per la propulsione ibrida convenzionale che hanno sia il T52 che il Dom, nasce già con la possibilità di una componente a idrogeno – e forse in un futuro prossimo potremo installarla anche su unità più piccole dati i frequentissimi upgrade della tecnologia che consentiranno, oltre a risultati di efficienza altissimi, anche la maggiore compattazione di questi elementi. Stiamo quindi lavorando ‘ad essere preparati’ con il nostro dipartimento interno per quando questa tecnologia – ne siamo convinti – prenderà il sopravvento sulle altre.”
Come procede invece la vostra divisione navy?
“Posso anticiparle che abbiamo stretto un accordo con la società inglese M.S.T. (Marine Specialized Technology Group) di Liverpool che produce battelli militari ad alta velocità e ad altissimo contenuto tecnologico per il mercato globale della difesa e della sicurezza. La M.S.T. ha una clientela italiana che necessita di un punto di appoggio nel Mediterraneo per il service, per il commissioning, e per la consegna dei loro battelli e quindi soddisferemo queste loro esigenze; al contempo è previsto che nel futuro ci scambieremo anche un po’ di tecnologie per valutare anche la produzione di battelli. Noi abbiamo un battello che vorremmo pubblicizzare e produrre all’estero e si può immaginare che possa nascere una proficua collaborazione. Intanto siamo vicini alla fase finale del completamento delle due prime ‘combat boat’ per la Marina Militare Italiana: sono due barche ad altissimo contenuto tecnologico che ci sono state commissionate da Fincantieri e che dovremmo consegnare entro la fine di quest’anno agli utilizzatori finali che sono i marines del battaglione San Marco di Brindisi. Successivamente saranno imbarcate come navi di supporto sulla nave ammiraglia Trieste, attualmente in costruzione nel cantiere di Muggiano, qui a La Spezia.”
Quanto rappresenta, in termini di percentuale, il segmento militare sulla vostra attività?
“In termini di volumi di attività oggi rappresenta un 5% ma vorremmo incrementare questa divisione in vista di acquisizioni future. L’azienda mira a espandersi e anche potenziare questo settore rientra nella logica di espansione.”
Quali sono le prossime novità inerenti la recente acquisizione Bertram invece?
“Stiamo riorganizzando il nostro cantiere americano per il suo migliore efficientamento e abbiamo deciso di creare a Carrara un nuovo punto di produzione dove al momento sono in costruzione un 35’ e un 39’. Vorremmo arrivare a produrre almeno una decina di imbarcazioni tra i 35’ e i 60’ nel giro di un anno. I primi due modelli li consegneremo nella primavera 2023: il 35’ è un limited edition e per noi rappresenta un banco di prova importante della nostra capacità di mantenere la tradizione americana. L’altro, il 39’, sarà destinato a uno dei dealer della rete che stiamo definendo a livello territoriale europeo. Il nostro obiettivo è realizzare un prodotto di qualità eccelsa. Punteremo a una produzione abbastanza ristretta, destinata a una nicchia di mercato molto particolare. Il nostro presidente Beniamino Gavio scelse di acquisire Bertram per lo stesso motivo per cui acquisì al tempo Baglietto: si tratta di brand storico, iconico, che in questo caso è americano. Punteremo a farne un vero oggetto del desiderio che in futuro potrebbe essere proposto come tender delle imbarcazioni Baglietto.”
A proposito della vostra storia state per avviare il progetto di comunicazione multimediale itinerante con il quale presto racconterete i quasi 170 anni del cantiere Baglietto. Come si concilia la tradizione del cantiere con un futuro ricco di incertezze e preoccupazioni?
“Da due anni ci siamo molto spostati sul fronte più ‘tranquillo’, quello americano, nel quale abbiamo oltre il 45% della nostra clientela. Nella nautica poi si è destinati a passare momenti di picchi che possono essere più o meno lunghi, ai quali seguono momenti di stanca. Per superarli occorre dimensionarsi in prudenza con una serie di investimenti e con un organico di personale che si può, e si deve, mantenere. Per questo oggi non vorremmo oltrepassare il volume di affari attuale, ma dimensionarci su questa misura, per non mettere a rischio la qualità del nostro lavoro. L’azienda è costruita soprattutto dai fornitori che nel tempo abbiamo scelto; le altre risorse che sarebbero necessarie non riuscirebbero ad essere pronte per realizzare il prodotto con il livello di qualità che chiediamo per la salvaguardia dell’immagine del brand Baglietto.”
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