Presentata un’interrogazione parlamentare sul caso dei marittimi extra-Ue nella nautica
Ai ministeri dell’Interno, delle Infrastrutture e degli Esteri è stato chiesto se ritengano di adottare misure urgenti volte a rimuovere lo svantaggio competitivo verso Francia e Spagna
Le ultime dichiarazioni a SUPER YACHT 24 di Alberto Amico, vertice del cantiere genvoese Amico & Co., sul caso (ancora irrisolto) dei marittimi extra-Ue la cui permanenza in Italia è limitata a 90 giorni se giunti via terra o via aerea hanno innescato la presentazione di un’interrogazione parlamentare a risposta scritta firmata dal senatore di Forza Italia Massimo Mallegni e rivolta a Ministero dell’Interno, a quello delle Infarstrutture e agli Esteri.
L’interrogazione si apre premettendo che “nei giorni scorsi, in occasione della presentazione della nuova banchina F del ‘Marina Fiera’ di Genova, alla quale ha partecipato il patron di ‘Amico & Co’, cantiere di refit e società che gestisce il vicino ‘Waterfront Marina’, è stata avanzata richiesta di aggiornamento sul tema delle limitazioni temporali alla permanenza in Italia degli equipaggi extracomunitari”. Come noto, “sulla base della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 5 febbraio 2020, dall’ultimo periodo del 2021, ai marittimi non unionali che giungono in territorio italiano per imbarcarsi su unità non italiane, non viene più apposto sul libretto il timbro in uscita fino a che il comandante non dichiara la partenza della nave per porto che si trovi al di fuori dell’area Schengen”.
L’interrogazione sottolinea che “l’Italia è sede delle più importanti realtà della cantieristica navale mondiale e durante il periodo invernale molte navi si recano presso i numerosi cantieri per lavori di manutenzione che durano ben oltre i 3 mesi e comportano un enorme indotto economico. Durante tale periodo, approfittando della non operatività della nave, gli armatori consentono al personale di equipaggio di usufruire delle ferie o di permessi per la loro formazione professionale e pertanto i marittimi si trovano a dover uscire e rientrare nel territorio italiano; all’atto del rientro, la mancata apposizione del timbro in uscita in attesa della partenza della nave comporta per loro l’esaurimento dei 90 giorni previsti dal codice Schengen e la conseguenza di trovarsi in territorio italiano (quindi Schengen) in condizione di illegalità”.
Il parlamentare ricorda poi che, “per mitigare gli effetti di tale situazione, con l’articolo 13-ter, comma 1, del decreto-legge n. 21 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 51 del 2022, è stato modificato l’articolo 27 del decreto legislativo n. 286 del 1998 con l’aggiunta del comma 1-septies, che consentirebbe ai tutti i marittimi non unionali, a prescindere dalla mansione a bordo, che hanno il contratto di arruolamento con società non unionali proprietarie di navi non italiane, presenti nei porti italiani per un lungo periodo, di richiedere il ‘visto di lavoro’ fuori dalle quote previste, senza nulla osta al lavoro e con procedure semplificate”. Però “purtroppo, in base alla risposta ottenuta il 31 agosto 2022 dalla Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Unità per i visti: ‘attualmente la nuova norma è in discussione con i competenti organi del Ministero dell’Interno al fine di stabilire, col decreto di attuazione, le modalità di applicazione, ovvero la tipologia di visto più consona per questi lavoratori’ ” e dunque questa procedura risulta al momento ancora non applicabile”.
Il senatore Mallegni specifica poi che “alcuni consolati italiani, contattati, hanno confermato che non applicheranno le nuove procedure in mancanza delle disposizioni d’attuazione. Inoltre, sebbene ufficialmente sia negato dalle rispettive autorità, si sono avuti riscontri che in Francia e Spagna i timbri in uscita continuano a essere apposti anche per le unità che stazionano per lunghi periodi”.
Il tutto risulta in una distorsione di mercato perchè “la situazione sta portando molti armatori e comandanti di megayacht a valutare di portare le loro unità in Paesi dove non siano presenti tali problematiche, con un rilevante danno economico al settore. Occorre evidenziare – si legge nell’interrogazione – che l’Italia è ancora oggi lontana da una soluzione di questa problematica e ciò rappresenta un fattore penalizzante che da un lato alimenta un marketing negativo contro il nostro Paese, soprattutto contro Genova, da parte di tutte le principali città concorrenti a livello internazionale come Palma di Maiorca, Barcellona, La Ciotat e Marsiglia, dall’altro limita nuovi progetti e investimenti”.
Per questo il senatore chiede di sapere: “se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della problematica esposta; se ritengano di adottare, ciascuno per quanto di competenza, misure urgenti volte a rimuovere lo svantaggio competitivo, soprattutto rispetto ai Paesi limitrofi come Francia e Spagna”.
Nel prossimo futuro si sapranno le risposte a questi interrogativi ma nel frattempo il comparto chiede norme applicabili che possano sanare questa distorsione concorrenziale.
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