Luca Triggiani: “I comandanti ormai sono HR manager”
Il responsabile formazione di Italian Yacht Masters e comandante del M/Y Roe racconta l’evoluzione del ruolo e rivela che ora anche sulle navi da diporto sono sempre più frequenti le rotazioni dell’equipaggio
La professione di comandante di maxi yacht sta cambiando profondamente e SUPER YACHT 24 si è occupato spesso di questo fenomeno intervistando diversi di loro su temi come i titoli MCA o la difficoltà di operare in un contesto normativo complesso, quando non contraddittorio. Con Luca Triggiani, responsabile formazione e membro del consiglio direttivo di Italian Yacht Masters, è inevitabile toccare i temi del percorso professionale e dell’aggiornamento dei comandanti, cui oggi sono richieste competenze sempre diverse.
Triggiani, genovese con un passato importante in Accademia Navale e nella Marina Militare e studi completati fra Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, è comandante nel diporto dal 1999 e ha preso da poco in consegna per conto del suo armatore il 74 metri “Roe” del cantiere turco Turquoise Yachts. Della nuovissima nave da diporto di cu ha assunto il comando ha seguito tutte le fasi di costruzione (ha anche disegnato personalmente la plancia integrata) e si appresta ora a iniziare la stagione estiva in Mediterraneo, a capo di un equipaggio di 21 persone, quasi tutte straniere.
Interessante notare come Roe possa contare sull’appoggio di una shadow boat di 28 metri costruita dall’olandese Lynx Yachts, a testimonianza della grande passione dell’armatore per la nautica e della sua volontà di curare ogni dettaglio.
Comandante Triggiani, che stagione sarà per “Roe”?
“Ora stiamo ultimando i preparativi qui a Sanremo, presto ci sposteremo a Monaco e inizieremo le crociere fra Costa Azzurra, Corsica, Sardegna, Sicilia, la costa campana, Malta e le isole Baleari. All’armatore piace stare con la famiglia, l’uso dello yacht è privato”.
Parliamo della vostra categoria, che effetto stanno avendo i fermi dei megayacht di armatori russi?
“E’ ovvio che qualche comandante ha subito le conseguenze di questa situazione ed è rimasto a terra ma altri si sono ricollocati e noi come associazione abbiamo cercato di dare loro una mano quando possibile. Gli armatori russi tradizionalmente pagavano bene ma comunque gli stipendi per noi sono in ripresa.”
Ci dà qualche cifra, a che livello è il mercato del lavoro dei comandanti?
“Per barche da 45-50 metri parliamo di cifre che partono dai 4.500 euro al mese su bandiera italiana ma possono arrivare anche a 12 mila. Recentemente un collega ha trovato un ingaggio da 9 mila euro su un 35 metri, per dire.”
E i direttori di macchina?
“Per loro c’è una grande richiesta, specie se italiani e qualificati, a volte guadagnano anche più dei comandanti, parliamo di cifre sui 9-10 mila euro al mese per ingaggi di sei mesi l’anno.”
Quali sono le ultime novità per voi comandanti?
“Forse la più significativa dell’ultimo periodo è che iniziano a essere disponibili le rotazioni, anche di 2 mesi + 2, sull’esempio di quanto avviene sulle navi commerciali.”
Come sta cambiando il vostro lavoro?
“Il comandante moderno è sempre meno un ‘lupo di mare’ o una sorta di imperatore a bordo che impartisce ordini come era un tempo, oggi è praticamente un direttore delle risorse umane di un’azienda. Deve saper gestire le rotazioni degli equipaggi, la loro formazione e anche pianificare e implementare programmi specifici di ‘crew retention’ per aggiornare e fidelizzare chi poi andrà a bordo.”
Qual è la percezione dei comandanti italiani a livello internazionale?
“Molto buona, ed è migliorata negli ultimi anni devo dire anche grazie al lavoro della nostra associazione Italian Yacht Masters. In genere noi italiani siamo molto concentrati sul lavoro, praticamente h24 per la passione che ci mettiamo, mentre magari i nostri colleghi anglosassoni quando non sono in servizio staccano del tutto. Dobbiamo però fare un passo in più soprattutto dal punto di vista culturale, per esempio nello scegliere gli equipaggi: a volte tendiamo ancora a favorire i nostri connazionali invece di guardare puramente alle competenze.”
Su che direttrici sta lavorando Italian Yacht Masters per quanto riguarda la formazione?
“Proprio sull’ampliamento delle competenze e sull’ulteriore qualificazione e aggiornamento dei comandanti. Negli ultimi anni stiamo spingendo molto su temi come leadership e fattore umano, sostenibilità e aspetti ambientali ma anche su aspetti più tecnici come il dynamic positioning e polar code, con corsi appositi.”
I comandanti italiani sanno “fare rete” in modo efficace?
“Direi assolutamente di sì, Italian Yacht Masters è nata proprio con questo scopo, per sostenere e guidare la categoria, oltre che per fare lobbying in contesti internazionali. Anche i i cantieri hanno capito che è nel loro interesse che gli armatori ingaggino comandanti italiani in quanto poi magari gli yacht nella stagione invernale rimangono da noi, generando indotti importanti.”
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