Per Palumbo Superyachts ad Ancona tira “Aria” buona
Dopo il 45 metri appena conseganto da Isa Yachts, il gruppo Palumbo ha 14 barche in costruzione
Due divisioni, navale e superyacht, con quest’ultima che opera su cinque cantieri (Napoli, Ancona, Savona, Malta, Marsiglia), quattro brand di superyacht (Isa, Columbus, Extra e Mondomarine) e Palumbo SY Refit: nel gruppo Palumbo il carico di lavoro è particolarmente alto anche quest’anno, sia nel settore delle nuove costruzioni che nel refit. SUPER YACHT 24 è andato ad Ancona, nella sede della divisione superyacht del gruppo, per toccare con mano questa realtà.
Occasione dell’incontro con il general manager Francesco Carbone è stata una visita esclusiva a bordo del 45 metri “Aria SF” di Isa Yachts, realizzato in acciaio e alluminio, che sta per essere consegnato al proprio armatore dopo il completamento degli ultimi lavori di allestimento e finitura.
Questo super yacht verrà presentato ufficialmente ai saloni di Cannes e Monaco a settembre, dopo la stagione estiva.
Che momento è per il gruppo Palumbo e per la divisione superyacht in particolare?
“Direi molto buono, siamo ancora sulla scia di un 2021 molto favorevole che dal secondo al quarto trimestre ci ha visto praticamente chiudere un ordine al mese. Il fattore finanziario, con un accesso al credito molto facile, e la pandemia che ha fatto aumentare la richiesta di stare in barca, hanno contribuito al boom: ora la situazione si va normalizzando.”
Le commesse già in tasca, però, vi garantiscono lavoro a pieno regime per i prossimi anni?
“Esatto, qui ad Ancona dove abbiamo spazi pari a 52 mila mq praticamente siamo saturi fino al 2024, con i nostri 100 addetti diretti, più un numero variabile fra i 300 e i 500 indiretti che dovranno completare varie barche, tutte di nuova costruzione, a marchio ISA, EXTRA e Columbus.”
Come gestite il carico di lavoro sugli altri vostri siti?
“Con Ancona indisponibile a breve termine abbiamo deciso di iniziare la costruzione di un nuovo 40 metri a marchio Columbus a Savona, nel cantiere ex Mondomarine che abbiamo acquisito nel 2018. Per noi il sito ligure è strategico e completa bene l’offerta del gruppo, in quanto rappresenta un crocevia fra l’Italia e l’altro nostro cantiere di Marsiglia e ci consente di servire bene tutta quella parte di Mediterraneo ad alta concentrazione di superyacht e grandi marina. A Marsiglia invece lavoriamo su quelle barche che, terminata la stagione estiva nei nostri mari, si devono spostare ai Caraibi.”
Quante unità avete in totale in costruzione?
“Complessivamente come gruppo ora sono 14 megayacht, fra i 24 e gli 80 metri.”
State lavorando però anche su progetti “on speculation”: quali?
“Sì, abbiamo avviato la costruzione dell’80 metri ‘Amarcord’, a marchio ISAYachts, un megayacht firmato da Nuvolari Lenard, il cui scafo si sta realizzando nel cantiere di Napoli e che potrebbe essere consegnato nel 2025. L’altro megayacht costruito in autofinanziamento è un 40 metri della linea Crossover del brand Columbus. I contatti per le vendite sono ben avviati.”
Come sta andando il brand EXTRA?
“Bene, sono barche dai 24 metri in vetroresina con linee particolari e un carattere forte, deciso, che stanno riscuotendo successo. Attualmente stiamo lavorando su due 99 Fast, un 76 piedi, un 88 piedi e due 96 piedi.”
Se dovessimo delineare un profilo degli armatori che scelgono i vostri scafi come li descriverebbe?
“Li dividerei in due segmenti. Fino ai 30 metri, per le barche in vetroresina, sono in genere armatori già con una certa esperienza che salgono di livello dopo aver posseduto barche attorno ai 20 metri e cercano yacht semi-custom abbastanza facilmente gestibili anche come costi di equipaggio. Nella gamma che parte dai 40/50 metri parliamo sia di armatori maturi che fanno un salto di qualità che di ‘first time buyer’ anche 40enni, quasi tutti stranieri, europei, americani o asiatici.”
Qual è il vostro approccio sulle nuove propulsioni e le tecnologie green?
“Sulle propulsioni ibride abbiamo una buona esperienza perché abbiamo già realizzato tre barche e siamo stati pionieri, ci crediamo molto. Il ‘full electric’ a batterie invece ancora non è consolidato, penso che da parte degli armatori ci sia ancora un po’ di cautela per una tecnologia ‘in the making’, anche l’idrogeno al momento ci sembra un po’ lontano. Diciamo che complessivamente l’acquisto resta un pochino conservativo, anche se siamo attenti a tutte le nuove soluzioni che vanno nella direzione della sempre maggiore sostenibilità.”
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