Dalla quotazione a Hong Kong Ferretti si aspetta di raccogliere fino a 273 Mln
“La raccolta sarà reinvestita per accelerare il piano industriale. Le due grandi direttrici sono la ricerca e lo sviluppo”
Torna in Borsa dopo 22 anni il Gruppo Ferretti e nonostante la volatilità dei mercati azionari data dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina è iniziato il collocamento di 83,5 milioni di azioni che saranno quotate al listino di Hong Kong. Come spiega Bebeez si parla di una forchetta di prezzo fissata tra 21,82 e 28,24 dollari di Hong Kong (2,53-3,27 euro, al cambio di 8,60 HK$) per raccogliere, interamente in aumento di capitale, tra i 211 e i 273 milioni di euro, rispettivamente senza e con l’esercizio dell’opzione di over allotment, e arrivare quindi a una capitalizzazione compresa tra 845 milioni e poco meno di 1,1 miliardi di euro con un flottante iniziale del 25% (senza esercizio della greenshoe).
Coinvolto nella gestione dell’operazione Cicc (China International Capital Corporation) quale sponsor a Hong Kong, a sua volta anche global coordinator insieme a Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas. Secondo quanto appreso l’iter di raccolta dovrebbe avere tempi piuttosto veloci e già per il 30 marzo sono attesi l’annuncio del prezzo dell’offerta e i risultati finali del collocamento mentre il debutto è fissato per il 31 marzo.
La storia in borsa di Ferretti vede una prima – fallita – quotazione a Milano nel 2019, poi nel 2000 una quotazione sempre a Piazza Affari durata fino al 2002, anno dell’offerta pubblica di acquisto totalitaria del fondo Permira, al quale poi è subentrato Candover e successivamente il colosso manifatturiero cinese Weichai Holding che, dal 2012, controlla l’86,06% delle azioni del grande gruppo nautico che adesso ritenta la quotazione alla Borsa di Hong Kong.
L’obiettivo è di destinare i proventi dell’Ipo almeno per il 70% all’espansione del portafoglio del gruppo e a migliorare le attività, con lo sviluppo di nuovi modelli di super yacht di punta. L’ingresso sarà così garantito ai nuovi azionisti che affiancheranno il socio di maggioranza Weichai e l’azionista di minoranza, Piero Ferrari, che detiene l’11,14% tramite F Investments e che potrebbe anche decidere di limare lievemente la propria quota – da quanto fanno sapere alcune fonti vicine all’operazione. Certo è che, da dichiarazione del gruppo nautico, “Weichai non ha alcuna intenzione di uscire dall’investimento in Ferretti. La vendita di azioni è successiva a un aumento del capitale dell’azienda, e la raccolta sarà reinvestita per accelerare il piano industriale. Le due grandi direttrici sono la ricerca e lo sviluppo”.
Direttrici nelle quali sono investiti circa 300 milioni. Nei sei marchi del gruppo Riva, Wally, Pershing e Itama, CRN e Custom Line vi sono barche che offrono tutto lo spettro possibile del mondo della nautica, dai motoscafi super performanti agli yacht di estremo lusso. Fra gli obiettivi di Ferretti c’è anche l’esplorazione di nuove opportunità nel brokeraggio, nel noleggio, nel refitting post-vendita e nelle attività di brand extension “per realizzare un puro lusso italiano” come ha precisato l’amministratore delegato Alberto Galassi. E’ inoltre del settembre 2021 il rinnovo dell’accordo con Mtu, società del gruppo Rolls Royce, per la progettazione e costruzione di sistemi a propulsione ibrida, elettrica e diesel.
Ferretti, con oltre 1.500 dipendenti e un margine operativo lordo nel 2020 di 59 milioni di euro, vuole continuare a crescere nei paesi emergenti. L’Asia è l’11% del suo mercato, mentre il 57% è distribuito tra Europa, Medio Oriente e Africa, e per un restante 32% agli Stati Uniti. L’azionista è cinese, ma la produzione è tutta in Italia: Forlì, Sarnico, Cattolica, Mondolfo, Ancona e La Spezia.
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