Arcadia: “La velocità non è tutto, gli armatori cercano spazi e natura”
Il cantiere campano punta a crescere sia sul mercato interno che internazionale. Il racconto del direttore marketing Francesco Ansalone
Cambia il modo di vivere la barca, si rivedono le priorità, si trasformano i gusti. Le nuove abitudini degli armatori di superyacht sono in costante evoluzione, spesso guidano le scelte sia di progettazione che di produzione dei cantieri, i quali offrono loro modelli e soluzioni diversificati. Un minimo comune denominatore però è ormai bene individuato ed è quello della sostenibilità e
della qualità della vita (a bordo, in questo caso).
Arcadia Yachts sta seguendo con grande attenzione questi fenomeni e i recenti successi commerciali, che hanno portato già a gennaio a un portafoglio ordini di 20 milioni di euro, confermano che la strada seguita è quella giusta. Con SUPER YACHT 24 si è soffermato a discuterne Francesco Ansalone, direttore marketing del cantiere di Torre Annunziata fondato nel 2008 da Ugo Pellegrino e rapidamente affermatosi a livello internazionale.
Partiamo dal passato, sia pure recente: come avete chiuso il 2021?
“Con un fatturato fra i 20 e i 21 milioni di euro, in forte crescita rispetto ai 12,5 milioni del 2020. L’anno di inizio della pandemia per noi, come tutti, è stato fortemente condizionato dall’impedimento agli spostamenti, che ha rallentato molto le possibilità di vendita”.
Cosa prevedete per il 2022?
“Ci attendiamo un ulteriore incremento del giro d’affari, che dovrebbe assestarsi fra i 24 e i 25 milioni di euro. Quest’anno la nostra pianificazione prevede la consegna di barche lievemente più
piccole come dimensioni, in totale saranno comunque nove”.
Veniamo ai mercati, quali sono per voi quelli primari?
“Sicuramente finora è stato quello mediterraneo ma nelle nuove strategie di sviluppo vogliamo espanderci in aree come il Medio Oriente, gli Stati Uniti e anche l’Australia, potendo così anche
contare su stagionalità differenti. Puntiamo anche a Spagna e Turchia.”
E l’Italia?
“Devo dire che finora non è stato uno dei nostri mercati più forti ma con la pandemia abbiamo registrato un interesse aumentato da parte dei clienti italiani, contiamo di far salire questa quota”.
Come siete organizzati internamente?
“Attualmente abbiamo oltre trenta addetti diretti e nei picchi di produzione arriviamo ad avere anche un centinaio di addetti nei nostri 47 mila metri quadrati di cantiere. Prevediamo di rinforzare
aree come il controllo qualità, la pianificazione della produzione e gli acquisti”.
Cosa chiedono gli armatori ad Arcadia?
“I clienti hanno sempre più interesse per le tematiche di sostenibilità e tutela ambientale. Sono passati i tempi in cui agli yacht si chiedeva di raggiungere certe velocità di punta, ora si guarda al
confort, all’insonorizzazione, a tutti quegli aspetti che contribuiscono a rendere una crociera un’esperienza veramente immersiva nella natura”.
E voi cosa fate per venire incontro alle loro richieste?
“Le nostre barche hanno certe caratteristiche che sono sempre più apprezzate, come le grandi aree all’aperto e gli ampi pozzetti, molto vivibili. Non si vede perché in barca uno debba passare tanto
tempo al chiuso con l’aria condizionata, la ricerca del benessere porta a stare sempre più fuori, a contatto con la natura. Ci sono degli studi molto precisi su questi aspetti, con misurazione di indici”.
Avete da poco annunciato la vendita del quarto Sherpa 80 XL, che altre novità ci dobbiamo attendere nel 2022?
“Lavoriamo al rinnovamento della gamma e al lancio di un nuovo modello fra i 95 e i 100 piedi che sarà presentato però nel 2023. Dal punto di vista produttivo manteniamo un approccio di ‘smart innovation’ che ci porta all’applicazione in ambito nautico di soluzioni e tecnologie già in uso in altri settori industriali, per esempio pannelli solari da installare a bordo”.
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