“Comandanti di maxiyacht sempre meno pagati”
Secondo il racconto dell’esperto Luciano Biggi gli stipendi sono in calo a causa della grande offerta di nuovi professionisti (specie stranieri) e la burocrazia spesso complica il lavoro
Su SUPER YACHT 24 è stata data recentemente ampia evidenza al fatto che il progressivo aumento della flotta mondiale delle navi da diporto comporterà una crescita della richiesta di equipaggi. Il fenomeno è inoltre destinato ad accentuarsi nei prossimi anni grazie alla pletora di ordini per nuove costruzioni già in tasca a praticamente tutti i maggiori cantieri mondiali. La maggiore occupazione generata però rischia di avere degli effetti collaterali negativi per alcune categorie di professionisti della nautica: una è quella dei comandanti.
Ne abbiamo parlato con Luciano Biggi, un veterano del settore grazie al libretto di navigazione preso nel 1978 e praticamente tutta una carriera spesa nella nautica di lusso in tutti i mari del mondo, dal Mediterraneo al Nord Europa, dai Caraibi al Pacifico, compresi diversi passaggi del canale di Panama e un’esperienza anche nel settore mercantile, a bordo di rimorchiatori.
Biggi, carrarino, ha navigato per molti armatori importanti fra cui anche l’avvocato Gianni Agnelli ed è reduce da un anno particolare, il 2021, in cui è stato a bordo 106 giorni, anche se il suo record, dice, è di 153.
Comandante Biggi, come è cambiata la vostra professione nel tempo?
“Oggi è completamente diversa, e non mi riferisco solo al progresso tecnologico. Quello ha reso tutto più semplice, se pensiamo che quando ho iniziato io, che ho preso il comando del primo yacht a 26 anni, il punto nave con i satelliti si faceva ogni 5 o 6 ore.”
Quindi a cosa si riferisce?
“Parlo innanzitutto dei titoli professionali, con le nuove normative oggi un corso Master 200 GT, di MCA che è il primo step per la carriera di comandante si finisce anche in sei-sette mesi mentre io per completare la mia formazione ci ho messo quasi dieci anni, fra diploma all’istituto nautico, gavetta a bordo partendo dal ruolo di mozzo e i periodi di navigazione previsti per legge.”
Oggi cosa viene richiesto a un comandante?
“Se tecnologia ed elettronica hanno facilitato la gestione di navigazione e sicurezza, a bordo e a terra, noi comandanti oggi dobbiamo gestire un Far West di normative in cui ogni capitaneria di porto dice la sua e su una stessa problematica si possono avere interpretazioni differenti: qui mi riferisco soprattutto all’Italia naturalmente. Chi naviga con ‘red flag’ o comunque con bandiere che fanno capo al diritto inglese ha meno problemi da questo punto di vista.”
Anche gli armatori sono cambiati?
“Sì molto, un tempo erano generalmente dei signori e soprattutto veri appassionati di mare. Quando arrivavano a bordo e si partiva per una crociera era una vera festa per tutto l’equipaggio, a cui facevano magari piccoli regali, anche solo dei pensieri che ti facevano lavorare più volentieri.”
Oggi invece?
“Spesso gli armatori sono mossi da altri interessi che non sono la passione per il mare, magari la prima cosa che chiedono è quanto si è speso per un certo servizio: manca quella gioia e lo spirito di libertà del navigare. Per sintetizzare prima l’armatore si godeva davvero la barca, oggi per lo più la sfrutta, in genere per lo sviluppo del suo business.”
Parliamo di stipendi: quanto guadagna oggi un comandante di maxiyacht?
“Anche qui è tutto cambiato. Fino a qualche anno fa su uno yacht di bandiera italiana attorno ai 30 metri un comandante prendeva 4 mila euro netti al mese per 14 mensilità, un direttore di macchina attorno ai 3.500, un nostromo o primo ufficiale sui 2.800/3 mila euro.”
Quindi il trend degli stipendi è in calo nonostante un aumento delle barche e quindi della domanda?
“Sì, oggi sul mercato della stessa fascia di barche, fra i 30 e i 35 metri, c’è una grandissima offerta di comandanti giovani, italiani ma soprattutto stranieri, provenienti dai paesi dell’Est o dal Sudafrica, disposti a imbarcarsi per 3.500 euro mensili, e gli stipendi di tutte le altre figure professionali di cui abbiamo appena parlato scalano in proporzione. Gli unici a resistere a questo fenomeno di dumping finora sono gli inglesi, devo dire, ma il rischio è che se non ti adegui alla nuova realtà stai fuori.”
E’ un mercato così particolare?
“Sì, con alcuni casi limite come ad esempio il cuoco di un megayacht da 120 metri che conosco, che arriva a prendere anche 7 mila euro al mese, ma per quattro mesi è di fatto segregato a bordo, non mette piede a terra. Su questi yacht molti fanno imbarchi per periodi brevi anche solo per poter inserire sul curriculum un’esperienza su barche di fascia altissima.”
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