Deprati (Baglietto): “Nuova piattaforma navale e acquisizioni in arrivo”
Ampia intervista all’amministratore delegato di Baglietto che anticipa le strategie future del cantiere, rivela gli ultimi investimenti, il trend del mercato e chi sono i nuovi armatori
Forte di una partenza straordinaria del 2022 con la vendita del quinto megayacht della gamma DOM 133 seguita a distanza di pochi giorni dal contratto firmato per il quinto della linea T52, il cantiere Baglietto guarda ancora avanti muovendosi a 360 gradi fra investimenti su nuovi modelli, infrastrutture, tecnologie e processi produttivi.
L’amministratore delegato Diego Michele Deprati in questa intervista esclusiva a SUPER YACHT 24 racconta strategie e numeri di uno dei marchi più prestigiosi della nautica italiana, che non dimentica, e anzi valorizza, il suo straordinario patrimonio storico ma senza crogiolarsi troppo sul suo passato e, oggi, su un portafoglio ordini molto rassicurante.
A che punto è Baglietto nei propri piani di sviluppo?
“Direi che in un anno e mezzo di lavoro ci siamo consolidati nel segmento di mercato dei superyacht entro le 500 tonnellate che abbiamo individuato come strategico. Le due linee 52 metri dislocante disegnata da Francesco Paszkowski e 40 metri semidislocante di Stefano Vafiadis sono gli yacht di maggiore successo e oggi contano per il 60/70% del valore della nostra produzione.”
Ci sono altre commesse in vista?
“Abbiamo contatti molto avanzati per i prossimi scafi disponibili sia per la linea DOM133 che per il T52 per possibili nuovi ordini.”
Complessivamente quanto vale il portafoglio ordini attuale?
“Siamo attorno ai 240 milioni di euro, con l’obiettivo di crescere nei prossimi anni e consolidarci fra i 250 e i 300 milioni. Vorremmo arrivare ad avere in modo costante circa 15-18 barche contemporaneamente in costruzione fra i 40 e i 60 metri, per consegnarne cinque all’anno. Oltre questi numeri non ci interessa andare perché vogliamo salvaguardare la qualità. Il nostro order book al momento è coperto fino al 2025.”
Fino ad allora tutto bene quindi. E dopo?
“Abbiamo naturalmente allo studio nuovi prodotti per i prossimi anni, innovativi sotto tutti i punti di vista. Sicuramente richiederanno una nuova piattaforma navale, lo yacht sarà nella fascia tra i 50 e i 70 metri, nell’ottica di una produzione per i prossimi 5-6 anni. Per il momento non posso dire di più.”
Dal punto di vista infrastrutturale su cosa state lavorando?
“Abbiamo fatto investimenti su tutti e due i nostri siti di produzione, a La Spezia per circa 10 milioni e a Carrara per altri 5-10. In Liguria sono in corso gli interventi di ampliamento del waterfront che termineranno a fine anno e abbiamo acquistato un nuovo travel lift da 1.200 tonnellate, per megayacht fra i 65 e i 70 metri, operativo da giugno. A Carrara abbiamo ampliato il comprensorio, dove si concentra la produzione delle barche in lega leggera fino a 40-45 metri e la parte militare, che è ancora in fase di start up”.
Credete nelle nuove tecnologie, ad esempio l’idrogeno?
“Abbiamo un progetto, BZero, sviluppato internamente, per un impianto che a partire da acqua di mare produca idrogeno ‘green’ grazie a una sistema di elettrolizzatori alimentati da pannelli fotovoltaici. L’aspetto interessante è che questo sistema sarà subito operativo, a settembre verrà tutto assemblato e faremo i primi test, il prototipo verrà realizzato in cantiere entro la fine dell’anno. Oltre a produrre energia per il cantiere di Spezia l’impianto è di fatto pronto per essere installato anche a bordo dei nostri yacht.”
Parliamo di occupazione, quanti sono oggi gli addetti?
“Direttamente impieghiamo circa novanta persone, di cui settanta a Spezia e una ventina a Carrara. A questi si aggiungono i lavoratori dell’indotto che a regime sono fra i 400 e i 500 a Spezia e 150-200 a Carrara”.
Anche voi, come altri grandi cantieri, fate fatica a trovare manodopera specializzata?
“Sì, in particolare per i lavori di carpenteria che pure sono fondamentali per la costruzione di uno yacht. Sono mestieri che richiedono fatica e sacrificio ma stupisce che dobbiamo sempre ricorrere a manodopera straniera, peraltro molto ben pagata. Per questo stiamo valutando di internalizzare la parte di carpenteria, creando una nostra squadra o anche acquisendo un’azienda specializzata, se necessario.”
Veniamo ai clienti, chi sono oggi gli armatori di yacht Baglietto?
“La nostra clientela è davvero eterogenea. Dal punto di vista geografico abbiamo raggiunto uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati e cioè aumentare il peso del mercato americano, che oggi vale il 40% circa del nostro parco clienti. In questi anni abbiamo poi notato un abbassamento dell’età media degli armatori, che è un buon segnale per il mercato in generale. Oggi ne abbiamo diversi nella fascia fra i 35 e i 45 anni, che hanno passione e visione oltre a possedere notevoli competenze per esempio in materia di design e tecnologia. Per noi costruttori è molto stimolante.”
Ma sono armatori nuovi o con esperienze passate?
“Quasi sempre vengono da Baglietto dopo aver avuto barche di altri cantieri, e per noi ovviamente è motivo di orgoglio. Ci piace creare un forte legame con loro e accompagnarli passo passo fino alla consegna della barca: cerchiamo di fare in modo che tutta la fase della costruzione sia per loro un’esperienza molto piacevole.”
Ma i megayacht italiani sono ancora “meno cari” rispetto a quelli tedeschi e olandesi, a parità di dimensioni?
“Ritengo che questo gap si sia ridotto di molto, c’è stata un’inversione di tendenza negli ultimi anni, grazie anche a una scrematura avvenuta sul mercato. Oggi i produttori italiani hanno una forte credibilità, siamo molto più autorevoli e affidabili, non vedo differenze con gli altri.”
Quanto a nome, del resto, Baglietto ha pochi rivali nel mondo… Proprio per far rivivere anche la sua gloriosa storia il cantiere ha appena lanciato il progetto di un concorso per giovani architetti per l’ideazione di un micro-museo itinerante che racconti gli oltre 160 anni di Baglietto, le origini a partire dal 1854, l’evoluzione, i modelli più famosi e l’attualità della produzione. Al termine verranno allestiti tre container che costituiranno una ‘temporary exhibition’ capace di adattarsi ai più differenti contesti e in grado di raccontare la Baglietto che fu e che sarà.
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