Quanto valgono in Italia refit, riparazione e rimessaggio
Il fatturato complessivo del settore nell’anno 2020 sfiora i 275 milioni di euro (-2,91% rispetto al 2019)
Le attività di refit, riparazione e rimessaggio consistono nella riparazione dello scafo, degli interni e di intere unità da diporto e comprende l’ordinaria manutenzione, il refit connesso alla ristrutturazione totale dell’imbarcazione e il rimessaggio e i servizi di ricovero delle unità presso strutture a terra, oltre alla necessaria movimentazione delle stesse.
Il fatturato complessivo del settore per l’anno 2020, secondo l’ultima edizione del rapporto “La Nautica in Cifre” elaborato da Ucina Confindsutria Nautica, sfiora i 275 milioni di euro (-2,91% rispetto al 2019). Trattandosi dell’erogazione di un servizio, tale fatturato è generato interamente da produzione nazionale, leggermente più sbilanciato verso unità battenti bandiera estera. In realtà la forbice tra queste due grandezze si è ridotta rispetto all’anno precedente, con una quota di fatturato più cospicua rivolta verso le imbarcazioni nazionali.
Per quanto riguarda la ripartizione tra i servizi svolti su imbarcazioni UE ed extra UE, si nota una maggiore rilevanza delle prime. Il fatturato derivante dall’erogazione di servizi su imbarcazioni italiane registra infatti una crescita dell’1,4 % circa, (tabella 3.7), che può essere in parte spiegata grazie alla crescita del rimessaggio, che si sviluppa tipicamente a livello locale su imbarcazioni di media – piccola dimensione. Invece, i ricavi relativi ad interventi effettuati su barche estere sono scesi del 6,3%.
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